La tradizione filosofica e il concetto ineludibile del niente

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La tradizione filosofica ha portato fino a noi concetti controversi, intorno ai quali sono sorti spesso accesi dibattiti, nel tentativo (talvolta vano) di tracciare per essi dei netti confini. Il niente ineludibile di Gianluca Conte affronta uno degli concetti più problematici del dibattito filosofico.

Il niente  è senza dubbio uno di quegli argomenti che hanno dato e danno ancora da pensare tanto, perché scrivere del niente, a chi non è addentro a questioni di ordine filosofico, può apparire probabilmente come il più grande dei paradossi.

Con meticolosa precisione e il necessario rigore logico, invece, quest’opera chiarisce sin da principio che quando si parla del “ni-ente” ci si riferisce, in realtà, a una forma diversa di essere, a un non-essere relativo. Il niente oggetto di questo saggio, pertanto, è ben diverso da quello che, invece, viene chiamato “nulla”.

L’individuazione del niente, in questo libro, passa attraverso un’accurata ricognizione nelle opere dei grandi filosofi del passato, nei quali di volta in volta si prende in considerazione il concetto da analizzare, lo si confronta con quanto espresso da altri, ci si sofferma su dettagli che non possono sfuggire allo sguardo del buon interprete. Così, dunque, in queste pagine sono esaminati Parmenide, la cui distinzione tra essere e non essere è tradizionalmente ben nota, ma anche Platone, Eckhart, Hegel, Heidegger, Sartre, Leopardi e altri.

Da tale ricognizione il lettore torna davvero convinto che il niente sia ineludibile se si vuol comprendere il reale; per capire cosa sia l’ente non si può evitare di prende in considerazione il ni-ente, che per definizione non può essere dato nel suo stesso luogo. È un ente di segno negativo e dunque è dotato anch’esso di una propria valenza ontologica.

L’autore di questo saggio si avventura nelle pieghe di un discorso al quale non può essere messo un punto definitivo; attraversando filosofia, fisica e letteratura si arriva a un finale aperto, che lascia al lettore il compito di continuare la riflessione. Niente, nulla, negatività diventano dunque elementi di un dibattito ontologico dal quale dipende il senso dell’essere nel mondo.

L’opera, scritta con un opportuno rigore filosofico, ricorre a una terminologia tecnica senza per questo rivelarsi eccessivamente ostica per il lettore, sebbene sia evidente che il suo pubblico ideale debba essere dotato di un bagaglio di conoscenze filosofiche di base. Quanto esposto nel saggio denota una grande padronanza, da parte dell’autore, di alcune delle principali questioni della filosofia, nonché del lessico filosofico stesso, soprattutto quello inerente all’ontologia e alla metafisica.

Angela Nese

(Gianluca Conte, Il niente ineludibile, L’ArgoLibro editore)

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