Svelando le muse

Come frecce scoccate da un solido arco, tenuto da mani ferme ed esperte, i brevi saggi scritti da Nicola Vacca e raccolti ne, Muse nascoste (Galaad edizioni, 2021), fanno centro al primo colpo: senza fallo colgono l’essenza di ventiquattro poetesse, alcune note, altre notissime, qualcuna sconosciuta.

Senza soluzione di continuità, dai più lontani orizzonti temporali più che spaziali, giungono le vigorose voci di Emily Dickinson, Nina Cassian, Jolanda Insana, Agota Kristóf, Amelia Rosselli, Margherita Guidacci, Antonia Pozzi, Cristina Campo, Alejandra Pizarnik, Marina Cvetaeva, Simon Weil, Sylvia Plath, Claudia Ruggeri, Hilde Domin, Fernanda Romagnoli, Anne Sexton, Piera Oppezzo, Paola Malavasi, Eunice Odio, Lalla Romano, Nelly Sachs, Nadia Campana, Ada Negri e Giorgia de Cousandier.

Nicola Vacca ci conduce in quelle regioni di passione, di amore, di dolore, di sofferenza, di dubbi, di silenzi e di estasi che le protagoniste di questo libro hanno saputo esplorare con coraggio e ferocia, con pazienza e orgoglio, in totale solitudine, senza tentennamenti, senza rimpianti.

Il rischio, mai evitato né attenuato, è stato per ciascuna di loro quello di restare drammaticamente intrappolate in un destino di solitudine e di impegno: le parole dei loro versi sono state boomerang che, lanciate oltre i confini dell’anima, della vita e della morte, sono tornate indietro come proiettili incendiari che hanno dato fuoco ai loro destini.

Attirando l’attenzione del lettore verso la pura, unica e irripetibile essenza di scrittrici di cui con profondo interesse si scopre o si riscopre l’essenza poetica, Nicola Vacca spalanca le porte su uno scenario di una tale complessità individuale e culturale che fin da subito si arguiscono le vertiginose altezze verso cui ognuna delle poetesse condurrà i lettori.

Pagina dopo pagina, nome dopo nome, voce dopo voce, accade di sentirsi invincibilmente affascinati dalla potenza con cui è stato cesellato ognuno dei ventiquattro profili delle poetesse che, come rose aulentissime, possiedono steli pieni di spine che non lesinano ferite brucianti a chi vuole leggerle, conoscerle, amarle.

Ed è questo l’effetto della straordinaria scrittura di Nicola Vacca che attraverso un uso estremamente raffinato della parola si addentra in ognuna delle ventiquattro esperienze di vita e di arte, scandendo un percorso che stimola la conoscenza, che incentiva la curiosità intellettuale, che guida verso una consapevolezza di quanto ciò che appare, soprattutto nell’opus scripturae, è solo la punta di un immenso iceberg.

L’obiettivo dell’autore, pienamente raggiunto, è stato quello di perforare la granitica barriera che ha diviso a lungo, troppo a lungo, queste poetesse dal resto del mondo la cui attenzione si è sempre rivolta alla regione maschile della poesia.

La curiosità, stimolata con un fraseggio chiaro, preciso e lucidamente perfetto, avvince il lettore, lo afferra, lo tiene così saldamente che davvero controvoglia si mette da parte il libro e invece con molta brama si prosegue la lettura fino alla fine.

Tenute molto spesso ai margini della gloria ufficiale, queste poetesse hanno continuato a credere nella vertigine eterna che solo le parole sanno tradurre in bellezza tangibile e dolorosa: nulla ha potuto strapparle dalla condizione necessaria di chi, pur non avendo scelto il proprio destino, abbraccia senza ripensamenti e senza dubbi la difficile sorte dell’artista che, non celebrato, celebra la grandiosità del mistero.

Da Emily Dickinson arriva al mondo una lunga e complessa lettera; Nadia Cassan non risparmia la sua ‘voce dal verso tagliente’ per urlare le ferite del Novecento; Jolanda Insana pianta parole che sono chiodi nella carne dell’umanità; per Agota Kristóf non c’è redenzione; Amelia Rosselli irrompe con la sua voce ruvida e ancestrale; Margherita Guidacci si fa promotrice della verità nascosta tra le pieghe del silenzio; con leggerezza e luce Antonia Pozzi affonda nel magma dell’irrequietezza; Cristina Campo è lei stessa chiave d’oro che apre un universo intriso di oscurità; Alejandra Pizarnik fa suo il dolore che in cui penetra fino alle irreversibili conseguenze; Marina Cvetaeva sparge al vento le sue eresie, raccogliendo boccioli dai petali neri come il mistero; Simone Weil scrive per intrecciare verità e silenzio in una poesia che sa di filosofia e religione; a Sylvia Plath l’onore di scendere negli inferi e risorgere come Lazzaro; Claudia Ruggeri gioca con le fiamme, ma non si brucia, piuttosto ricompone in una nuova forma la sostanza della sua poesia; Hilde Domin vive per scrivere di quello di cui il mondo neppure sospetta l’esistenza; Fernanda Romagnoli avvolge il pensiero in spire di sublime malinconia; Anne Sexton accetta di vivere secondo verità per rivelare senza falsi pudori la potente vitalità di ogni donna; Piera Oppezzo raggiunge l’assoluto e lo racchiude in versi impetuosi; Paola Malavasi ha reso la scrittura strumento d’indagine per una coscienza impavida; Eunice Odio non ha mai tradito la maledizione del suo essere fuoco, fiamme e cenere; Lalla Romano si è spinta fino ai confini del mondo, cercando il senso e la ragione; Nelly Sachs, provata dalle persecuzioni naziste, scrive per inneggiare alla libertà e alla vita; Nadia Campana accetta fino in fondo il dolore esistenziale, scavando dentro la parole per trovare un appiglio resistente; Ada Negri è divinità che porta in sé i segni della grandiosa vicenda umana; Giorgia de Cousandier impasta in ugual misura estasi e accettazione, visioni e speranze.

La lettura di Muse nascoste è non solo piacevole e appassionante, ma anche capace di restituire a questo tempo di insipide mescolanze di parole vacue, ripetute fino alla loro dissoluzione, un significato nuovo che affonda le proprie radici in una ricerca poetica onesta e faticosa affinché alla fine resti una reale e duratura espressione del pensiero.

Luciana De Palma

Lascia un commento