Storie e cadute per la follia dei giorni

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C’è un modo per ovviare al grigiore della narrativa italiana di questi ultimi tempi? La risposta è senz’altro affermativa, se prestiamo attenzione ad alcune riscoperte che  case editrici di qualità stanno facendo di autori e opere pubblicate qualche tempo fa, quando ancora il Novecento sapeva essere letterario. È  il caso Gianfranco Calligarigh che pubblicò nel 1973 da Garzanti L’ultima estate in città, un delizioso romanzo di cui si era persa traccia. Adesso questa bellissima storia che conquistò Natalia Ginzburg  è stata prima riproposta ril 2010  dall’editore Aragno. Adesso ritorna in libreria per i tipi di Bompiani. La parabola esistenziale  di Leo, che da Milano arriva nella Roma del dolce vita, attrae per le  sue suggestioni sentimentali. Questo romanzo sembra scritto per la follia dei nostri giorni. Bene ha fatto Bompiani a ripubblicarlo.

Il giovane con velleità letterarie arriva nella Capitale  per  lavorare nella redazione di una rivista medico-letteraria.  Ma le  cose non vanno  bene. Il giornale chiude i battenti.  Il protagonista si perde nella tentacolari tentazioni della Roma bohèmien. Finisce per  farsi assumere al Corriere dello Sport.  Nella sua vita entra Arianna, una donna fatale che gli farà letteralmente perdere la testa. Con lei vivrà un’intensa e altalenante storia d’amore.

Arianna, croce e delizia di una caduta agli inferi. Questo sarà per il giovane Leo la donna che lo consumerà.  Nella città eterna egli si sentirà sempre ospite non gradito, e come in una storia di ordinaria follia si muoverà tra la freddezza dei rapporti umani e l’effimero dell’ambiente mondano, che pur rifiutando frequenterà.

Calligarigh  inventa  una storia di perdizioni e smarrimenti  con straordinari risvolti appassionati.

Leo e Arianna  avvolgono il lettore in un intrigo esistenziale convincente:  le assurdità le insensatezze del quotidiano sono delineate dalla stanchezza interiore dei due protagonisti , consapevoli di avere dentro gli elementi della distruzione e della disfatta.

Calligarigh è bravo a rappresentare  attraverso le vicende di Leo che si perde  nel baratro  capitolino   il volto smaliziato dei rapporti umani. Con ironia e intelligenza il romanzo è il ritratto  amaro e disincantato di un uomo del nostro tempo. Così scrisse Natalia Ginzburg nella prefazione al libro.

L’ultima estate in città è una storia che affascina  per la sua vertiginosa inquietudine. Fa girare la testa il senso di catastrofe  che si respira nella caduta del giovane Leo che sa di  aver intrapreso un viaggio in fondo alla notte, ma non ha nessuna intenzione di salvarsi.  Egli è consapevole che la felicità non esiste, ma ci si rende conto del desiderio di possederla.

Non ama essere rampante e vittorioso, preferisce il sottosuolo e la sconfitta in ogni cosa che fa. Anche l’amore per la bellissima Arianna fa parte di questo gioco esistenziale a perdere.

Il nostro antieroe, come un personaggio di Camus, sa che la vita è un gioco assurdo dove si vive e si muore senza sapere il perché. Da eterno insoddisfatto sa  che ha avuto le sue carte e le ha giocate. Tutto scorre, e tutto tende al mare. Quel mare  che accoglie ogni cosa, quelle cose che sono riuscite a nascere e quelle morte per sempre. «Del resto è sempre così. Uno fa di tutto per starsene in disparte e poi un bel giorno, senza sapere come, si trova dentro una storia  che lo porta  alla fine».  È sufficiente questo meraviglioso incipit per affermare che il romanzo di Gianfranco Calligarigh ha superato la prova del tempo . Questo non è poco in un’epoca in cui non si scrivono più libri che fanno rumore.

Nicola Vacca

Un pensiero su “Storie e cadute per la follia dei giorni

  1. Grazie di cuore per questa splendida recensione. Lessi per la la prima volta “L’ultima estate in città” a vent’anni, praticamente quando uscì. Me ne innamorai perdutamente e questa passione non mi ha più abbandonato, tanto che ho riletto periodicamente il romanzo più volte, ritrovando sempre la stessa freschezza e la stessa intensità. Come dici giustamente nell’articolo “ha superato la prova del tempo” e, con tutta la modestia del caso, lo posso confermare anch’io. Di conseguenza non posso che essere felice della sua ripubblicazione, in contemporanea con l’uscita della “Malinconia dei Crusich”, in tempi in cui gli scaffali delle librerie accolgono tante “novità” di cui francamente non si sente il bisogno. Ho avuto la fortuna di incontrare recentemente Gianfranco Calligarich e di esprimergli, oltre all’ammirazione per le sue opere, anche la mia gratitudine per avermi fatto scoprire, sempre grazie all'”Estate”, la poesia di T.S.Eliot. “…il fiume è dentro di noi, il mare tutto intorno…” quel mare dove tutto inizia e tutto si conclude, anche questo meraviglioso romanzo.

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