Ennio e la solitudine del genio

«Non avevo deciso in partenza che questo libro dovesse prendere la forma di un diario. È capitato. Forse perché era estate e lo stillicidio di una stagione che sembra esistere per finire mi ha fatto sentire fraterna la malinconia di Flaiano. O forse perché Flaiano scriveva giorno per giorno o almeno tendeva sempre alla forma del diario, dell’appunto».

Così Tommaso Pincio spiega le ragioni che lo hanno spinto a scrivere Diario di un’estate marziana, un libro, uno dei migliori omaggi narrativi dedicati al genio irregolare di Ennio Flaiano.

Pincio passeggiando per una Roma afosa in una delle tanti estati trascorse in città, tiene un diario in cui spesso incontra Flaiano che nella capitale, in un costante rapporto di odio e amore, ha trascorso la sua esistenza.

L’autore si guarda attorno e, con occhio ormai smagato, osserva l’umanità corrente sempre in cerca di facili scorciatoie. Ed è proprio in quel momento pensa a Flaiano, a un suo eventuale commento, alla lezione che ne avrebbe tratto.

Pincio passeggia per Roma come se passeggiasse per il Novecento, il secolo che sta sempre finendo.

Incontra Flaiano, scrive nei suoi luoghi, rievoca la sua malinconia, esprime il suo disincanto, ci parla della sua pigrizia di pensatore sempre scettico, ironici e pessimista.

Pincio posa lo sguardo su Flaiano e nel suo libro – diario racconta il talento straordinario di questo uomo – marziano, infastidito da ogni forma di successo, che ha vissuto sempre con la convinzione di non essere meritevole di nulla e che sosteneva che la sua vocazione era quella di non identificarsi, non essendo egli nato per fare lo scrittore né sapendo scrivere.

Che grande genio Flaiano, sublime e concreto il suo disgusto per il proprio tempo e la realtà.

In ogni pagine della sua opera mai organica, che nasce dal suo stato permanente di pigrizia e di noia, e il suo disgusto irriverente è letteratura che arriva in ogni dove.

Per Pincio il Novecento finisce ogni giorno ma lui consegna alle pagine di Diario di un’estate marziana Ennio Flaiano con tutta la sua inadeguatezza di uomo in bilico e in disarmonia con la sua epoca. Flaiano che parte di quel secolo lo ha annotato sui suoi taccuini, e ci ha lasciato in eredità la sua straordinaria solitudine attraverso la quale ci ha sempre raccontato un mondo da vivere e da attraversare con crudezza, senza mai aver paura di tenere gli occhi aperti sulle rovine. Magari, sorridendoci sopra.

Nicola Vacca

(Tommaso Pincio, Diario di un’estate marziana,  Giulio Perrone editore, pagine 177, € 16,00)

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