PAROLE, PENSIERI, AMORE

Il pensiero è un prodotto della parola, non viceversa: sono le parole, con il loro significato e la loro ambiguità, con la ricerca di quali usare e quali scartare, con la scelta del modo in cui metterle in sequenza e con possibilità di cominciare tutto daccapo, a rendere sempre più profonda la consapevolezza della complessità di quanto ci circonda in termini di relazioni, di cause ed effetti.

In questo senso l’aforisma è la sublime arte di scegliere attentamente in quali parole racchiudere una considerazione, un’esperienza, una riflessione. Deve crearsi tra parole e pensiero un equilibrio perfetto affinché l’unico vero effetto non sia un fuoco di paglia, grandioso solo alla prima fiammata, ma un incendio che continui a scaldare la mente e la coscienza anche quando ci si ritrova al buio e al freddo.

È facile capire come la banalità sia sempre dietro l’angolo: spesso la voglia di dire qualcosa di straordinario a tutti i costi crea solo effetti spettacolari che evaporano come acqua nel deserto.

Niente di tutto questa accade ne Il libro degli amici (Adelphi ed.) che Hugo von Hofmannsthal scrisse e pubblicò nel 1922: una vertigine di massime, riflessioni, aneddoti e aforismi che possiedono l’intensità e la forza di un viaggio oltre i confini dell’universo. 

Fu l’autore stesso a manifestare le ragioni di questo suo lavoro, scrivendo: “Il Libro degli amici contiene serene parole di amore e simpatia che in certe circostanze vengono offerte a persone amate e stimate, solitamente al modo persiano con i margini arabescati d’oro”

Oltre alle sue, ci sono anche moltissime citazioni di filosofi, poeti, scrittori, artisti, musicisti che godettero della stima intellettuale di Hugo von Hofmannsthal; tra gli scrittori citati ci sono Goethe, Leibniz, Novalis, Blake, Balzac, Voltaire, Pascal, Kierkegaard, Schopenhauer, Grillparzer, Baudelaire, Eraclito e Lessing.

La prima edizione dell’opera fu di soli ottocento esemplari, dedicata a una stretta cerchia di amici, amanti della letteratura.

Mutuata l’idea iniziale da Goethe, Hofmannsthal riesce a realizzare ciò che ogni scrittore dovrebbe sempre avere a mente: brevità del concetto e rigore di parole.

La semplicità non scade mai nella facilità poiché lo scrupolo con cui sono scelte le parole e l’esatta posizione che assumono nella frase esorcizzano il rischio della convenzionalità. D’altra parte le contorsioni linguistiche che servono a chi non ha niente da dire, ma vuole comunque dire qualcosa, non sono per Hofmannsthal, ferocemente critico con chi pretende di raggiungere le vette del pensiero facendosi trasportare in elicottero.

Ecco, ad esempio, a questo proposito una citazione di Grillparzer: “L’uomo comprende tutto, salvo ciò che è perfettamente semplice”.

Le tematiche affrontate in quest’opera riguardano per lo più la musica, l’arte, la letteratura, la spiritualità, la Storia, l’etica, la conoscenza, la comunicazione. L’animo umano resta però il punto focale da cui Hofmannsthal non si allontana mai nel suo lavoro di ricerca e di scrittura.

Leggiamo ancora: “Di tanti vuoti è costruita la pienezza dell’esistenza umana” oppure: “L’interno di un uomo diventa alla fine un labirinto scavato in una dura pietra, di cui egli solo crede di conoscere l’uscita – ma lo crede soltanto” o ancora: “Nelle forme superiori delle relazioni umane, anche nel matrimonio, nulla dovrebbe essere accettato come qualcosa di fisso, anzi neppur di dato, ma tutto è il dono del singolo attimo, e ogni attimo abbraccia un universo”.

L’intento di Hofmannsthal nell’offrirci queste isole di pensiero e luce non è mai polemico né morale, non ci sono riverberi battaglieri né sentenze emesse gratuitamente; tutto è sostenuto da una sincera volontà di guadare la superficialità delle cose per approdare su quella sponda da cui può iniziare il viaggio nella mente e nell’anima.

Folgorante quest’affermazione: “Vivendo costantemente in un mondo che non ha sensibilità per la lingua e che la parola difficilmente riesce a scuotere, si rischia tanto più di ferire i singoli con quel che si dice e di esporsi, parlando, ad essere fraintesi”.

Da queste pagine emerge fortissimo un anelito spirituale a cui però non è mai sacrificato il tempo della vita, il tempo della realtà, il tempo della materia. Hofmannsthal non ignora che solo attraversando la materia di cui è fatta l’esistenza quotidiana si può sperare di raggiungere un livello superiore che non è mai scardinato dagli strati sottostanti su cui esso si fonda. La complessità del pensiero deriva dalla compattezza del terreno in cui il seme, dopo essere caduto, si è aperto, facendo sì che la pianta mettesse poi radici.

“La profondità va nascosta. Dove? Alla superficie”.

Sentite anche voi la sublimità di quest’affermazione che spalanca un mondo finora sconosciuto? Provate a rileggerla: vi verranno i brividi!

Mistero, simbolismo, spiritualità e ricerca sono le parole chiave per poter intraprendere la lettura di quest’opera che si può leggere poco per volta, pregustando ogni volta le altezze a cui la mente aspira. 

Un’affermazione su cui meditare è: “Ogni nuova conoscenza determina scomposizione e reintegrazione

C’è un’allusione tanto delicata quanto acuta al fatto che senza desiderio di stupore si sbriciola la bellezza nascosta in ogni cosa. E questa considerazione non vuol essere una soluzione facile per appiattire il senso della vita, eludendone le asperità, ma una esortazione a non smettere di cercare e di cercare ancora.

“Le situazioni sono simboliche; è una debolezza degli uomini d’oggi trattarle analiticamente e dissolverne con ciò la magia”, Hofmannsthal scrive a proposito.

Infine, una massima che oggi, in un mondo brutalizzato dalle guerre, dalla meschinità, dalle menzogne, dalla barbarie, potrebbe apparire blasfema, se non fosse che la vita merita sempre tutto il nostro sforzo, fino alla fine: “La gioia richiede più abbandono, più coraggio che non il dolore. Abbandonarsi alla gioia significa appunto sfidare il buio, l’ignoto”.

Luciana De Palma

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