Eppure, è un dovere morale e civile continuare a parlarne, analizzare i problemi di ieri e di oggi, ricordare le aspettative andate in fumo, le potenzialità nascoste, le speranze ancora vive, preparare il domani, mettendo in luce preliminarmente che non di questione si tratta ma di questioni, cioè di una serie di nodi irrisolti, sedimentati, le cui soluzioni non possono che essere complesse e articolate.
È questo che fa, nella prima parte del libro, un ex allievo (oggi scrittore e saggista) con il suo antico professore di liceo (studioso e analista di fenomeni sociali) in un’intervista politico-filosofica sul Mezzogiorno che è anche una finestra aperta sul “meridionalismo migliore, vale a dire quello di Giustino Fortunato, Gaetano Salvemini, Antonio Gramsci, Guido Dorso, don Sturzo, Manlio-Rossi Doria, Tommaso Fiore” fino al prezioso sguardo sul Sud di Alessandro Leogrande, giornalista e intellettuale tarantino scomparso prematuramente, autore di importanti inchieste e di vibranti denunce sul Risorgimento mancato e sulle condizioni dei lavoratori.
La seconda parte del libro è affidata ad Anna Stomeo, docente e studiosa di antropologia, folklore e teatro che, discutendo tesi e posizioni di Deleuze e Badiou, Bataille e Carmelo Bene, Landowski e Bachtin, delinea una via possibile di riscatto attraverso il ricorso all’immaginazione creativa e al linguaggio.
“In un progetto che voglia re-inventare il Sud, cioè individuare nuovi spazi di costruzione e di percezione del senso, le visioni del teatro e dell’arte entrano di diritto”.
Non più vittimismo, autocompiacimento, risentimento ma sprovincializzazione culturale in un’ottica attenta a quanto c’è di minoritario ed eterogeneo, di sperimentazione continua e di incontro multietnico. Radici sì, ma in movimento.
Stefano Cazzato
(G.Moscati, P.Protopapa, A.Stomeo, Questioni meridionali, prefazione di S.Tanzarella, Morlacchi editore, Perugia, 2021, pp. 183, euro 12.00)
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