Una strada verso la maternità

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Primo gennaio del Duemila: mentre il mondo festeggia il passaggio al nuovo millennio, Giuseppina e Raphaelle prendono una decisione destinata a cambiare le sorti di molte persone. Non ne hanno ancora la consapevolezza, ma la loro determinazione nello scegliere di avere un figlio, loro, due donne, aprirà la via a un modo nuovo di concepire la genitorialità.

Questo libro, il secondo dell’Autrice dopo Peccato che non avremo mai figli (Aut Aut Edizioni, 2017), racconta proprio di questa strada verso la maternità, un viaggio ideale, che ne ha previsti tanti fisici, un viaggio che è stata un’Odissea che ben pochi avrebbero avuto lo spirito di affrontare.

Tutto quello che c’è voluto (Augh! Edizioni, 2019) è un testo che non risparmia nulla al lettore, sembra esserci una precisa volontà di verità dietro ogni pagina, quella stessa che ha animato, e anima, la vita delle protagoniste. Chi legge deve apprendere con dovizia di particolari, deve essere ben consapevole di quanta forza ci voglia, di quanti sacrifici occorrano per essere non solo madre – che già non è poca cosa! – ma madre e lesbica insieme.

Tra le molte definizioni che si potrebbero dare di questo libro, si può includere quella di “risposta al pregiudizio”, perché il cammino che ha condotto alla nascita di Lisa Marie, prima, e di Andrea, dopo, è senza dubbio un percorso fatto di luoghi comuni sgretolati e preconcetti dissolti di fronte all’inarrestabile e naturale desiderio di essere madri. Colpisce, prima di ogni cosa, proprio la semplicità e la forza di questo bisogno, che, come qui è ben descritto, ha trovato dei nemici non soltanto nei sostenitori della famiglia tradizionale, ma sorprendentemente anche tra gli stessi omosessuali; c’è stato, infatti, chi ha illogicamente reputato una sorta di tradimento della causa il voler seguire il desiderio di maternità.

Come spesso accade, però, il coraggio di uno nel manifestare un’esigenza basilare e prorompente, tanto quanto la vita stessa al suo sorgere, determina un risveglio generale, che porta l’esperienza privata a diventare una questione pubblica, politica. È un fatto di visibilità, in fondo, le persone tendono a pensare che ciò che non si vede non esista e che ciò che si nasconde non sia degno di essere.

È per queste ragioni che certe storie è necessario raccontarle, senza omettere proprio nulla, dai tentativi falliti, con i conseguenti momenti bui, alle sofferenze del parto, sperato, desiderato, ma comunque indicibilmente doloroso.

I tre anni che precedono la nascita della figlia di Giuseppina e Raphaelle sono un viaggio duro e intenso, costellato di segni, pensieri, paure, ma soprattutto di gesti d’amore, perché quella narrata in queste pagine è prima di ogni cosa una bella storia d’amore a lieto fine, capace di far sorridere e riflettere allo stesso tempo.

Il lettore di questo libro, infatti, si troverà di fronte uno scritto scorrevole, a tratti commovente, ma anche una lunga e tagliente riflessione sulla genitorialità, sulle responsabilità che essa implica e sulle disparità di trattamento, tra figli di coppie eterosessuali e figli di coppie omosessuali, che ancora oggi sono una ferita dolorosa nel Diritto del nostro Paese.

Angela Nese

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