Un meraviglioso gioco del rovescio

Questo è un libro che -oltre al grande valore intrinseco che ogni testo di Sinigaglia reca con sé (posso affermarlo a ragion veduta perché dell’autore ho letto tutto ciò che ha pubblicato)- si presta a fungere, per dirlo alla francese, da “livre de chevet”.

Valore aggiunto, credo, di non poco conto: infatti è comodo da tenere sottomano e leggerne nottetempo il contenuto anche in ordine sparso, non necessariamente seguendo l’ordine inverso dell’alfabeto scelto da Sinigaglia ma lasciandosi guidare dal caso o dalla curiosità o urgenza del momento.

Così ho fatto io, pensando -limitatamente all’idea di struttura- anche (alla lontana, molto alla lontana) a “Rayuela” di Cortázar, e per me è stato un compagno prezioso: vi ho dedicato brevi ma ripetute letture notturne apprezzandone progetto, organizzazione e contenuti. Con “Sillabario all’incontrario” siamo sulla linea di confine tra un’originale autobiografia pensata per elencazione di concetti forti, per parole fondanti, e un diario per temi variabili. Si legge accompagnati dalla “voce” dell’autore che sceglie un tono colloquiale, garbato e dalla prosa elegante, venato da un pizzico di autoironia e ricco di riflessioni personali.

Il progetto di Sinigaglia, specificato nella sua prefazione, è chiaro e cattura il lettore: consiste nell’accompagnare chi legge condividendo i propri pensieri e procedendo, lettera per lettera, dalla Z di Zoo alla A di Aldilà. È un percorso, quello di Sinigaglia, che traccia un sentiero nella foresta delle parole, che ci conduce attraverso campi di desiderio e di intimità all’interno dei quali l’autore svela e rivela e racconta con piacevole verve affabulatoria. Di lettera in lettera, di stazione in stazione, siamo con Sinigaglia a bordo del suo treno che viaggia tra le parole. (Adesso che ci penso, anche il poeta di Asti aveva cantato questo modo di procedere divergente e contrario: “Il treno dei desideri / nei miei pensieri all’incontrario va”). Tutte e 21 le schede relative alle lettere dell’alfabeto ci restituiscono nel loro insieme un micromondo pensato e vissuto dall’autore in un momento particolare. Come infatti scrive Sinigaglia, il libro nasce come cura e medicina per guarire da un lungo momento di depressione e in conclusione (p.232) aggiunge: “(…) scrivere è la sola cosa che renda vivibile la vita.”

Confesso che -come i bambini che nel loro primo vocabolario vanno a cercare determinate parole- sono andato a leggermi la S di Silenzio, la L di Lontano, la F di Freud, la E di Eros e la A di Aldilà, e non in quest’ordine.

Devo dire che mi sono riconosciuto in molti ragionamenti e contenuti di Sinigaglia. Ho cercato alla lettera D di Desiderio ma ho trovato Dilazione. Scrive l’autore: “Ho rinviato la lettera D così a lungo, e così oscuramente, che non posso che dedicarla a questo tema: la dilazione, appunto. ” (p.164) Poi sono andato a vedere alla lettera T: mi aspettavo Tempo ma ho trovato Tetto. Rimozione freudiana? Il fatto è che io e Sinigaglia siamo quasi coetanei e quindi penso di poterlo capire a fondo. Il tempo per noi è una spada di Damocle. Il tempo scorre inesorabile. Dovremmo guardare in alto, perché è nel cielo dove risiedono i sogni, la leggerezza e i pensieri aerei e dove una certa idea di tempo si può dilatare e potrebbe anche accogliere progetti futuri, ma l’età purtroppo ci ha reso deperibili e carichi di pesantezze: se alziamo lo sguardo in alto la cervicale non ci dà requie e gli occhi non accettano più troppa luce. Così avanziamo con lo sguardo basso, se il cielo è il luogo dei sogni, la terra è quello dei ricordi. E la memoria è la medicina, il filo d’Arianna di cui ci fidiamo per uscire dal labirinto. Cura e veleno in dosi omeopatiche.

Andando avanti di tempo ne rimane poco, si assottiglia fino a diventare sottile come una meridiana, come una falce che taglia. Credo che per questo la T di Tempo sia stata rimossa. Ma incombe in assenza.

Gianni Barone

(Ezio Sinigaglia, Sillabario all’incontrario, Terrarossa Edizioni, pagine 233,€ 16,90)

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