Dall’estremo della notte la voce libera di Forugh Farrokhzād

Quella di Forugh Farrokhzād (1935 – 1967) è senza dubbio la voce più importante della letteratura femminile iraniana.

Una voce che si è spenta troppo presto a soli trentadue anni ma resta la sua poesia civile e lirica che ancora oggi è l’emblema di una nuova generazione di donne non più disposte a essere costrette al silenzio.

La poetessa può essere considerata l’antesignana delle battaglie per la libertà che oggi scuotono l’Iran.

Finalmente anche noi adesso possiamo leggere e conoscere la sua poesia che parla dall’estremo della notte.

Da Lindau esce (a cura di Fezeh Mardani) Tutto il mio essere è un canto, un volume che raccoglie l’opera poetica e una scelta di lettere d’amore e di interviste.

Dalle Poesie giovanili alla maturità di Crediamo all’inizio della stagione fredda per conoscere il grido di una voce poetica limpida che attraverso le parole della poesia canta la lotta, l’indignazione e il bisogno di essere per non arrendersi mai.

Tutto il mio essere è un canto è l’edizione definitiva delle opere della scrittrice iraniana. La prima edizione delle poesie di Forugh Farrokhzād è uscita da Aliberti editore nel 2009 con il titolo È solo la voce che resta.

Con questo volume la curatrice amplia la voce della poetessa iraniana e ci consegna uno spaccato esaustivo del suo modo di fare poesia che comprende tutta la potenza della breve e esplosiva carriera artistica e letteraria di questa donna coraggiosa.

La sua poesia è un canto intenso che ha una forza singolare.  Una poesia in cui il valore della testimonianza si muove all’interno di un lirismo marcato di segni premonitori e di impeto ribelle.

Forugh è una donna in rivolta che attraverso la poesia ha il coraggio di dire no al potere che In Iran vuole zittire nell’oscurantismo le voci libere e ogni forma di dissenso.

«È naturale che la mia poesia abbia aspetti femminili, sono una donna. Per fortuna sono una donna! Quando si tratta di criteri adottati per una valutazione artistica non ha alcun senso parlare del genere. È naturale che una donna, per le proprie condizioni fisiche, sentimentali e psichiche, sia interessata a questioni che sono meno rilevanti per un uomo; la visione femminile, in molti casi, si differenzia da quella maschile».

Con queste parole la poetessa in una delle tante interviste che ha rilasciato presenta il modo di essere poetessa spigando inoltre che ciò che conta è sempre l’individuo, poco importa se sia uomo o donna. Scrivere per raggiungere il massimo delle qualità umane. Quando una poesia raggiunge questa maturità non importa chi l’abbia scritta, le sue parole appartengono al mondo della poesia. E il loro valore va oltre il poeta.

«Questa sono io, / una donna sola / sulla soglia di una stagione fredda, / al principio dell’intuire infetta l’esistenza terrena, / cupa e candida la disperazione del cielo / e impotenti queste mani di cemento».

Il canto di Forugh Farrokhzād ancora oggi vibra per le strade di Tehran in cui si lotta per la libertà e non smette mai di raccontare con le sue parole incandescenti che «la poesia è l’Uomo che scorre dentro la poesia. La poesia nasce dalla vita e dalla realtà, non bisogna sfuggire o rifiutare, bisogna andare avanti e sperimentare anche gli attimi più dolorosi e grotteschi».

Nicola Vacca

(Forugh Farrokhzād, Tutto il mio essere è un canto, a cura di Faezeh Mardani, prefazione di Maria Grazia Calandrone, Lindau, pagine 324, € 23,00

Lascia un commento