La poesia senza un paese

Franco Fortini in un saggio dedicato a Rocco Scotellaro scrive che la poesia facile non esiste. Nulla di quel è serio ed autentico è facile, né in politica né in poesia. I versi più tersi e trasparenti che non stati scritti in questo mondo sono un inganno, un astuto inganno della poesia. La poesia non di breve uso.

Le parole di un gigante della poesia e della critica letteraria oggi sono di un’attualità stringente.

Siamo sommersi dalla poesia facile, quindi per niente autentica. Impazzano ovunque mestieranti della parola che ingannano il verso e non sanno che proporre scritti banali e facili che con la poesia non hanno nulla a che fare.

La poesia facile non esiste, eppure in questo oggi vuoto e insensato se ne scrive molta.

Il vero dramma è che questa poesia facile viene spacciata per poesia. Ma, a mio avviso, questa non è poesia, perché, citando Paul Celan, essa non giunge a noi carica di mondo ma ci arriva come qualcosa che evapora nel momento in cui la leggiamo.

La poesia facile, che non è poesia, è il campo d’azione di Franco Arminio che da anni gioca a fare il poeta e il gioco gli riesce talmente bene che in una recente intervista ha dichiarato: «Io vivo di poesia. Ho lasciato il mio lavoro di maestro elementare e oggi grazie ai tanti incontri in giro ricevo compensi come se fossi un attore».

Siamo contenti per lui, nessuna invidia per carità, ma più che poeta lo possiamo definire un attore della parola, un interprete sanguigno della poesia facile, quindi un non poeta.

Sacro minore è il suo nuovo libro. Appena uscito da Einaudi, ma non nella collana bianca.

L’attore – paesologo con aspirazioni da poeta dopo aver banalizzato l’amore nel precedente Studi sull’amore, adesso commercializza il complesso concetto del sacro.

«Sacro che non te la prendi /con i tuoi errori, /un errore è già passato. Tu sei sempre nuovo, / innocente, immacolato»; «Sacro è il vento grande che c’è fuori / e il vento piccolo del respiro»; «Sacro è che nevica / e forse questo è Dio / e se non lo è non fa niente, / nevica ugualmente».

Ecco la poesia facile che non esiste, come diceva giustamente Franco Fortini.

Franco Arminio quando scrive non si preoccupa affatto di rileggersi. Il risultato è un chiacchiericcio estemporaneo che troppo spesso va a capo ed è meramente inserito nella lingua sparlata di tutti i giorni.

Sacra è la poesia quando non è facile e non si ferma mai alla superficie, ma è una lingua determinata nel senso di un destino.

Nicola Vacca

(Franco Arminio, Sacro minore, Einaudi, pagine 160, € 16,00)

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