10 novembre 20212 novembre 2021 Le storie di Ricciaspersa e l’immaginario della Storia Ho appena finito di leggere l’ultima pagina di Anin , il romanzo di Angela Torri, e come sempre mi piace condividere le emozioni che questo libro mi ha trasmesso.Immagino quanto sia stato difficile per la mia amica Angela, cimentarsi in una tematica che tutti avevamo già vissuto nelle parole scarnificanti di Giuseppe Ungaretti, dunque comprendo la fatica che di certo ha fatto per concepire un romanzo su questo tema.Eppure Ricciaspersa mi ha sorpreso ancora, tanto più per il fatto che prima che il libro fosse finito avevo avuto modo di ascoltarne alcuni passi dalla sua viva voce.Proprio questo fatto mi ha condotto a riconsiderare il mio iniziale approccio che, naturalmente, era sbagliato.Non aspettatevi il fetore della guerra in questo romanzo, non pensate di andare incontro all’orrore delle mutilazioni e della morte, al puzzo di merda delle trincee o nell’afrore orribile e dolciastro della cancrena, perché il primo conflitto mondiale in Anin è soltanto la cornice dentro la quale Angela Torri dipinge la gente di montagna, con le sue rughe, la sua povertà, con i calli che sanguinano sulle mani.E proprio in questa impattante semplicità ho rivissuto la cultura di roccia e gelo cara ad uno dei poeti che amo di più: Rocco Scotellaro.Elisabetta, Lucia, Giuseppe, il Pre e tutti gli altri sono le voci di una stirpe di poche parole e lunghi silenzi, che dalla fatica del quotidiano trae la forza di esserci con semplicità, con antica purezza, ma anche con la proverbiale tenacia della gente di montagna.Concedetemi un paragone che parrà azzardato, ma il bello di non essere un critico sta proprio nel non avere una reputazione da difendere: nel leggere queste pagine mi è tornato alla mente quel capolavoro cinematografico che è La vita è bella, in cui l’olocausto, pur presente e vivo, sbiadisce nel racconto delicato della dolce quotidianità di un rapporto padre-figlio.Anin parla della guerra di trincea, del coraggio delle portatrici, della loro dignitosa povertà, dell’angoscia di soldati ammassati come topi in buchi fetidi, dell’inclemenza della montagna, eppure tutto ciò altro non è che un semplice corollario di tutta una serie di stati d’animo semplici, che contribuiscono a dipanare con originalità il racconto di quei giorni terribili.Un libro scritto da una donna, con tocco inconfondibilmente sensibile, mai fuori dalle righe, mai maleducato, mai saccente, ma pregno di una delicatezza davvero inconsueta per una tematica tanto impattante.Quanti di voi, amici miei, hanno ancora negli occhi e nei ricordi quelle meravigliose pellicole in bianco e nero su Don Camillo e Peppone e sulle storie minime che il grande fiume raccoglie e porta con sé?Nella sua parte finale Anin rievoca sensazioni care al miglior Guareschi, parole solo in apparenza leggere, che parlano con la semplicità e la freschezza della nostra gente, qualsiasi accento abbia.Un libro da leggere in penombra, parole color seppia da bere con tutta la semplicità di cui siamo capaci, perché ognuna delle donne di montagna è un riflesso di Ricciaspersa e del talento di una grande scrittrice. Ivano Ciminari ( Angela Torri, Anin , Albatros, pagine 136, € 13,90) Condividi:TwitterFacebookMi piace Caricamento...