Soif: la passione di Cristo secondo Amélie Nothomb

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Come ogni anno, a febbraio nelle librerie italiane( sempre per i tipi di Voland) potremo trovare il nuovo romanzo di Amélie Nothomb: Soif  («Sete», Parigi, Albin Michel, 2019, pagine 162, euro 17,90), da poco uscito in Francia. Se la scrittrice belga ha abituato i suoi lettori a delle storie singolari, mai banali e spesso sconvolgenti, questa volta si è spinta ancora oltre esplorando un territorio inaspettato.

Il titolo scelto dall’autrice, vago ma non casuale, lascia libero spazio all’immaginazione del lettore che, libro tra le mani, non sa che cosa aspettarsi. Comprensibile è il suo stupore quando, una volta lette le prime righe, si rende conto che il protagonista del nuovo romanzo della Nothomb è Gesù. Ancora più inedito è che la scrittrice lasci la parola al figlio di Dio, il quale ci racconta le sue ultime ore di vita con un tono affabile e informale, evocando al contempo dei ricordi di vita quotidiana di uomo comune. Sì, perché il Cristo che ci viene presentato in questo romanzo è innanzitutto un uomo in carne e ossa, che prova sensazioni e desideri umani. Nelle pagine di questo libro vediamo Gesù indignarsi, arrabbiarsi, provare imbarazzo ed innamorarsi. Il corpo è il nucleo della vita per lui e senza di esso non si può conoscere e vivere l’amore.

E’ proprio il corpo, l’incarnazione, che distingue Gesù da suo padre, Dio, e sul quale si basa la critica della religione cristiana presente in questo romanzo. In effetti, la Nothomb vede nella crocifissione alla quale Dio ha destinato suo figlio il più evidente disprezzo del corpo. Vediamo dunque Gesù domandarsi in che modo il suo sacrificio sarebbe compatibile con il comandamento “amatevi gli uni gli altri come Dio vi ha amati” e, in particolare, come questo atto di disprezzo potrebbe mai rimediare ai peccati dell’umanità.

La sensazione umana più forte che osserviamo in Gesù è la sete, che lo accompagna nel corso di tutto il romanzo. E’ attraverso la sete che continuerà a sentirsi vivo fino all’ultimo ed è la cosa che più gli mancherà dell’essere vivo. La sete, l’amore, la morte: sono questi per lui gli elementi cruciali della vita umana, che necessitano un corpo, nei quali l’essere è davvero vivo e presente e si esprime al massimo. Assistiamo attraverso le parole della Nothomb alla passione di Cristo, lo accompagniamo fino al monte Golgota, sulla croce, e proviamo la sua stessa sete.

Probabilmente il romanzo più controverso della scrittrice belga, Soif è in lizza per il premio Goncourt ed ha riscosso finora un grande successo. Alcuni lo troveranno pretenzioso, altri rimprovereranno alla Nothomb di essersi presa troppa libertà rispetto ai testi del Nuovo Testamento. Da parte sua, Amélie, nel corso di un’intervista ha assicurato di non avere alcuna intenzione di prendersi per Gesù. Per lei, costui è sempre stato un modello: “Da piccola volevo diventare Dio. Molto presto compresi che era chiedere troppo e versai un po’ di acqua benedetta nel mio vino da messa: sarei stata Gesù.” (Stupori e tremori, 1999).

Non c’è da stupirsi, dunque, che l’autrice abbia consacrato il suo ventottesimo romanzo alla propria interpretazione della passione di Cristo. Un’impresa non indifferente, a sentire Amélie che, per scrivere questo romanzo, ha dovuto alzarsi ogni mattina sapendo di dover andare sulla croce. Ai suoi lettori fedeli così come ai novizi non resta che immergersi in queste pagine dense per scoprire ancora delle nuove sfaccettature dell’universo della Nothomb, per la quale nulla sembra impossibile.

Carmen Ranfone

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