Nascita dell’eugenetica: i nazisti e Platone

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Ripensando a quanto scriveva Gomperz, solo quattro anni prima del Novecento, sulle pratiche eugenetiche e il controllo demografico dei cittadini previsti negli scritti platonici, non può che turbare e far riflettere ancor di più, su come l’uomo contemporaneo si sia potuto spingere fino a tanto. Lo studioso era convinto che l’umanità non avrebbe mai più fatto ricorso all’uso delle pratiche spietate dei legislatori greci1. Gomperz non poteva immaginare che si sarebbe andati anche oltre, proprio trovando ispirazione in Platone, in particolare dal libro V della Repubblica. A prendere spunto dall’eugenetica platonica saranno innanzitutto il ministro dell’agricoltura del terzo Reich, Walter Darré, nel suo Neuadel aus Blut und Boden del 1930 e i teorizzatori del programma nazionalsocialista Lebensborn. Questo manifesto della razza pura prevedeva l’eliminazione degli “scarti umani”, le unioni combinate da allevamento e la predicazione scientistica della necessaria eliminazione dei disabili, che prenderà poi piede anche nelle socialdemocrazie nordiche2. Darré vedeva nello sviluppo delle scienze biologiche, l’ampliamento della libertà umana, per il fatto che si aprivano nuovi orizzonti di manipolazione del materiale umano. Le nuove scoperte della genetica dovevano naturalmente essere in mano agli esperti, ma la decisione su cosa farne era una questione politica. Darré era ossessionato dai pericoli di contaminazione del sangue puro con quello inferiore che potevano derivare dalla presenza di esseri infimi nelle città tedesche, il cosiddetto Schwarze Gefahr. Per la formazione di una razza superiore, tuttavia, come sosteneva il ministro dell’agricoltura, non occorre solo una conformità razziale volta alla mera selezione fisica, ma anche una ideologica3. L’auspicio di Darré di mettere la scienza al servizio della crudeltà, venne mantenuto e le sue idee piacquero al terribile Himmler. Nel 1935 prese piede il progetto Lebensborn (sorgente di vita) con l’intento di sopprimere innanzitutto le razze inferiori e, contemporaneamente, migliorare la qualità della popolazione ariana e nordica4. I teorici del progetto Lebensborn, per migliorare la razza messa in crisi dalle perdite della guerra, incentivavano le unioni fra i soldati tedeschi e le donne di sangue nordico. Questi accoppiamenti avrebbero potuto colmare il vuoto creatosi nella nobile stirpe. Lo stupro etnico divenne una prassi soprattutto nell’occupata Norvegia, ed è impossibile fare una stima precisa dei bambini che furono rapiti per essere trascinati in Germania5.

L’igiene razziale iniziò manifestandosi con l’avversione verso le persone portatrici di handicap, ritenute «lebensunwerte Leben» e quindi un peso per la società. Il decreto dell’ottobre 1939, retrodatato al primo giorno di settembre per farlo coincidere con l’inizio della guerra, in modo da giustificare il provvedimento con il difficile momento attraversato dal paese, prevedeva un’eutanasia forzata di massa contro i bambini disabili tramite iniezione letale. La sorte dei malati terminali, invece, fu quella del gas letale. Il programma T4, trasformò le case di cura e i sanatori in “centri di eliminazione”, il tutto era solo il preludio all’olocausto6. Ovviamente, è inutile riportare le ormai note pratiche volte all’epurazione della razza, che colpirono i diversi gruppi etnici: ebrei, omosessuali e criminali, in nome del Volk.

Platone per la prima volta nella Repubblica introduce il tema dell’eugenetica nel libro III, scrivendo che le leggi della città si prenderanno cura dei cittadini, dopo aver selezionato le anime buone e aver soppresso gli umani “difettosi”, proprio come dirà nelle Leggi a proposito della selezione degli animali di razza pura da quelli bastardi fatta dal pastore7:

«Esse [le leggi] si prenderanno cura di quei tuoi cittadini che siano di buona natura nel corpo e nell’anima, ma per quanti non lo sono, se il difetto sta nel corpo li lasceranno morire, se invece sono cattivi e incurabili nell’anima i giudici stessi li manderanno a morte8».

Lo sviluppo del pensiero eugenetico di Platone prosegue nel V libro, nel quale Socrate spiega a Glaucone che, come è consueto, occorre far accoppiare i nobili uccelli con altrettanti uccelli di nobile razza, favorendo la riproduzione dei migliori nel fiore dell’età, in modo da mantenere l’eccellenza del patrimonio genetico. Sarà necessario quindi, anche tramite l’utilizzo di nobili menzogne e sorteggi pilotati, far accoppiare gli individui migliori. Quest’ultimi avranno la libertà di accoppiarsi ogni qualvolta vorranno, in modo che gli uomini valorosi semineranno il maggior numero di individui, sempre sotto l’occhio vigile dei governanti che controlleranno lo sviluppo demografico della città in modo da tenerlo per quanto possibile inalterato9. I figli degli uomini migliori saranno accuditi, in quanto la razza dei difensori deve essere pura, come ribadisce Glaucone10, ma per quanto riguarda i figli:

«dei peggiori, e anche qualcuno degli altri nel caso nascesse menomato, li nasconderanno, come è opportuno, in un luogo inaccessibile e occulto11».

La giustificazione razziale di Karl Günther nel suo terribile Platone custode della vita, oltre che avvalorarsi del V libro della Repubblica, prendeva in riferimento anche il mito delle razze metalliche nel libro III12, tuttavia, l’antropologo sembra ignorare di proposito che il filosofo ateniese è consapevole del fatto che sta esponendo una favola da raccontare e non certo una teoria biologica. Già Socrate partiva dalla premessa che il mito fosse falso e il suo interlocutore, una volta terminata l’esposizione non si meraviglia:

«se da un pezzo ti vergognavi a raccontare questa bugia13».

Günther è entusiasta che nell’opera di miglioramento dell’uomo tramite la selezione, ci sia stato un maestro come Platone, definito un Führer anche fin troppo severo, le cui operazioni eugenetiche descritte sono ancora più drastiche di quelle moderne14. Egli fa riferimento inoltre anche al IX libro delle Leggi in cui Platone suggerisce la condanna a morte per i criminali “inguaribili”, per la selezione della razza migliore:

«dunque è necessario al legislatore, a proposito di tali uomini, assegnare come punizione per i loro errori la morte, e in nessun modo nessun’altra pena15».

Sarebbe impossibile approfondire in questa sede una tematica così complessa, come quella delle interpretazioni totalitarie di Platone, contestualizzando e analizzando in maniera esaustiva la questione eugenetica negli scritti del filosofo ateniese. Pertanto, per chi fosse interessato ad andare a fondo del problema, si rinvia alla lettura del testo “Platone totalitario” (Historica, 2017). 

Vincenzo Fiore

[copertina: Arturo Martini, Superuomo, incisione del 1913]


Note:

1 Cfr. T. Gomperz, Pensatori greci. Storia della filosofia antica dalle origini ad Aristotele e alla sua scuola, trad. it. L. Bandini, intr. G. Reale, Bompiani, Milano 2013, pp. 1542-1543.

2 Cfr. Canfora, La crisi dell’utopia, Editori Laterza, Bari 2014, p. 369.

3 Cfr. A. Bramwell, Blood and Soil: Richard Walther Darré and Hitler’s “Green Party”, The Kensal Press, Abbotsbrook 1985, trad. it. di B. Cipolat, Reverdito Editore, Trento 1988, pp. 103-113.

4Cfr. Kåre Olsen, Under the Care of Lebensborn: Norwegian War Children and their Mothers, in Children of World War II: the hidden enemy legacy, a cura di K. Ericsson e E. Simonsen, Berg, New York 2006, pp. 15-34.

5 Ibid., pp. 26-40.

6 J. Cornwell, Hitler’s Scientists. Science, War and the Devil’s Pact, Viking, University of Michigan 2003, trad. it. di R. Merlini, Garzanti, Milano 2006, pp. 377-396.

7 Platone, Leggi, V, trad. it. di F. Ferrari e S. Poli, Bur, Milano 2005, 735b-735d.

8 Platone, La Repubblica, III, a cura di M. Vegetti, Bur, Milano 2007, 409e-410a.

9 Ibid., V, 458c-460b.

10 Ibid., V, 460c.

11 Ibidem.

12 Ibid., III, 415a-415d.

13 Ibid., III, 414e.

14 Cfr. Vegetti, «Un paradigma in cielo», Carocci, Roma 2009, p. 84.

15 Pl., Lg, IX, cit., 863a.

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