(Francesco Zanoncelli è un poeta libertario. Nella libertà difesa a tutti i costi, la sua poesia si fa denuncia. I suoi versi sono affamati di verità e giustizia. Il poeta è guardiano dei fatti, tocca le cose con un’immanenza laica, tutto attraversa con un’ adesione al vero che dice sempre la vita. Per lui la poesia è una cosa onesta. Buona lettura)
Il tanfo dei salotti
dove poesia non scorre ma gronda apparenza
opprime da tempo libertà di parola.
Guardatela, è sola
dimessa, pagata come una puttana
venduta su banchetti dorati:
un etto di Verlaine
un passato di Baudelaire
un goccio di Rimbaud (poco perché forte)
e per le torte meringa alla Merini
due chili di Prevert
un tritato di Neruda
qualche grammo di Montale
una zampa di Apollinaire.
“Venite signori qui si vende a poco!”
Così le odierne Edizioni sul mercato, no
Supermercato
ed il libro comprato a peso
scritto col ragù
mangiato e buttato giù
come digerito non più letto
Per favore, un quintale di misfatto!
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Quando i ladri spartiscono farina
invece di forni per pane
s’accendono roghi nelle piazze
mentre in nidi ad affamate bocche
vengono negati voli e chicchi di giustizia.
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E LE CHIAMANO CASE
Quest’ammasso di stanze chiamato condominio
ha dominio su anime in recesso
infettate dall’anonimato.
Quanto ho amato, mi dicesti un giorno,
quel prato relegato in periferia
perché là correvo e mi ci distendevo
alzando le pupille al cielo
dove scorgevo ali simili alle mie
ma non più qui
dove l’orizzonte è prigioniero
dove niente vola
in questo formicaio senza più parola.
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L’ALTRO INFINITO
Ti ho incontrato come perso
sulla rotatoria camminavi piano
con un pastrano sulle ossa appuntite
poco lontano
bocche aperte di cassonetti insolenti
sembravano gridarti contro.
Sai, mi sussurrasti,
su lacrime di rabbia
ho conficcato i chiodi della resa
ed oggi, come vedi,
non ce la faccio nemmeno
ad attraversare questa strada
credi sono debole al punto
che inciampo perfino nell’aria.
Hai una sigaretta?
Da tempo, come violenta brezza
un grido dentro me s’è fatto strada
dovrà pure, la parola
in quanto bellezza
abitare questi deserti di carne
affamati sopratutto di giustizia.
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Come filo spinato il pensiero
si contorce in ricerca
di un paziente tessitore che lo dipani in seta
ma occorre guardarsi le mani e dire “sei tu”
senza temere le ferite profonde che
certamente
come un ordito avrai sulla pelle
pagine vere e ben scritte.
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Francesco Zanoncelli, nato a Codogno (Lodi) il 31 05 1946.
Nel periodo 1968 – 1971 incontra Jean-Paul Sartre, Simone de Beauvoir, i poeti Franco Fortini e Dario Bellezza e nel 1994, 1999 Piero Bigongiari e Edoardo Sanguineti. La loro conoscenza contribuisce alla sua formazione poetica, tesa sempre ad una ricerca quasi ossessiva della parola, perché al linguaggio, oggi sempre più imbarbarito, sia dovuto rispetto, difesa e pulizia etica.Sue raccolte poetiche: “ Con la memoria e gli occhi”, “ Amore e dintorni”, “L’eroe Inutile”, “ Efemera”, “Il dono”, “Ordalia”, “Colloqui con Carmen”.Ha collaborato alla rivista di poesia comparata “SEMICERCHIO”.Suoi testi sono stati pubblicati sulla rivista teatrale “TEATRO DA QUATTRO SOLDI”.Il suo ultimo lavoro, “Il mio ’68”, è in fase di ricerca di progetto editoriale.
Sono sempre più rari i poeti come Zanoncelli . Ce ne accorgiamo leggendo queste poesie ; quanto di più umano e terrestre possiamo chiedere alla parola che si occupa dell’Altro e della variegata drammaticità dell’esistere e del durare .
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Sono rari e quindi necessari
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Quando la parola è dovere! Grazie delle vostre!
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