Oscurantisti e fascisti la legge 194 non si tocca

Politicamente, siamo immersi nel tempo della demagogia, della propaganda strumentale. Anche tematiche dirimenti del vivere vengono affrontate da alcuni rappresentanti delle istituzioni in modo maldestro e superficiale.

Ultimamente, si sta discettando di aborto. Certuni s’approcciano a questa questione paradigmatica della bioetica con un fare decisamente sconsiderato.

L’interruzione volontaria di gravidanza è un dramma che la donna vive sul suo corpo dilacerato. Non giova inculcare in essa mortiferi sensi di colpa. La Chiesa cattolica, ovviamente, segue i dettami della sua dottrina. Le encicliche dei Papi sistematicamente condannano l’aborto, ritenuto “delitto legalizzato”, premendo addirittura per “limitare il danno e modificare leggi” come la 194.

Purtroppo, in Italia, i politici di centrodestra, soprattutto i vessilliferi di “dio, patria e famiglia”, sono succubi dell’etica tradizionale e, talvolta, scambiano lo Stato laico e liberale con uno Stato etico e confessionale. Lo Stato laico non è la Pontificia Accademia.

E l’approccio alle cose della vita deve avvenire secondo intendimenti plurali, tramite un’aperta e morbida etica della condivisione. Alcune antiche battaglie di Pannella, Bonino e compagni e della sinistra più illuminata dovrebbero essere ormai un fatto acquisito. E non osteggiate da campagne grossolane, da prese di posizione assurde, a rigor di logica. La legge 194 sull’interruzione volontaria di gravidanza è un’ottima normativa, che ci invidia tutta l’Europa.

Non va modificata. Con tristezza, possiamo osservare che in alcune Regioni italiane guidate dal centrodestra, alcuni governatori fanno di tutto per osteggiare l’accesso alla pillola abortiva Ru 486. Certo, ci sono inconvenienti, che andrebbero in qualche modo superati: troppi obiettori di coscienza, ad esempio.

Quando i Papi tuonano contro le politiche “contrarie alla vita”, responsabili anche d’un decadimento demografico, esprimono un punto di vista morale cattolico.

Tuttavia, in uno Stato laico, non etico, sopravvivono e si confrontano milioni di persone, che hanno concezioni diverse, spesso antitetiche. Lo Stato di diritto, laico, liberale non può farsi promulgatore d’una morale a senso unico, non può omologare i valori ed i comportamenti in un’unica sfera confessionale, da rispettare per legge. I politici governatici a, volte, dimenticano di stare in uno Stato laico.

Ad esempio, era proprio indispensabile far entrare le associazioni pro-life nei consultori? Questa maggioranza di centrodestra non finisce di stupire, in negativo. Con un emendamento al Pnrr, i prodi di Meloni e Salvini hanno aperto le porte dei consultori ai gruppi “pro-vita”. Nei giorni in cui il Parlamento europeo s’è espresso a favore dell’inserimento dell’aborto nella Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea, il centrodestra italiano fa una capriola retrograda.

La libertà di scelta e l’autonomia morale della donna non possono essere messe sotto scacco o in discussione da movimenti confessionali, imbibiti di ideologia.

Lo Stato è laico e liberale e già deve parare i colpi di alcune Regioni italiane di destra, in cui l’interruzione volontaria di gravidanza e l’accesso alla pillola abortiva Ru 486 vengono ostacolate in vari modi. Compatta s’è levata la voce del Pd e del Movimento 5 Stelle: “Il coinvolgimento delle associazioni pro-life nei consultori rappresenta l’ennesima offesa ai diritti della donna e della sua autodeterminazione”.

Questa idea di dare spazio vitale alle associazioni “pro-life” nei consultori è soprattutto di Fratelli d’Italia. Ma dal punto di vista pragmatico, scientifico, filosofico, non è un grande pensamento.

Ricordiamo tutti che il magistrato cattolicissimo Carlo Casini, ex presidente del Movimento per la Vita, deceduto da qualche anno, quando era in vita rivendicava nientemeno che i diritti giuridici dell’embrione. Ora l’eredità di Carlo Casini è stata presa da sua figlia Marina, che guida il Movimento per la Vita con lo stesso piglio integrale.

Per queste associazioni confessionali, l’embrione ha un suo intangibile status antropologico, una sua patente d’intoccabilità già a partire dall’atto dell’anfimissi, cioè dell’unione di una cellula uovo con uno spermatozoo. Carlo Casini, soffermandosi sull’embrione, lo definiva “il piccolo bambino”.

La visione integralista di questi gruppi “pro-life” cozza fragorosamente con le evidenze scientifiche, embriologiche, secondo le quali si può parlare di individuo solo a partire da certi stadi dello sviluppo embriogenetico e di formazione dei foglietti embrionali.

Tutti sapevamo che sulle tematiche eticamente sensibili il governo Meloni avrebbe fatto pochissimo.

Epperò, cercare di peggiorare la legge 194 sull’aborto è solo una prerogativa inconcepibile, che non verrà compresa neppure dalle donne che hanno votato e votano per il centrodestra.

Marcello Buttazzo

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