Pro memoria
Massimiliano è un bravo fotografo. Mi ha dato una sua foto e ha detto:” Papà, vedi se ti ispira e se puoi ricavarne un racconto”.
I fotografi, che vogliono restare nell’alveo della realtà, tendono con i loro strumenti a fermare attimi irripetibili della vita. Quando poi sono bravi e fortunati con un solo scatto riescono a raccontare una pluralità di situazioni e a rendere esplicita la loro forza espressiva. E’ il caso di questa fotografia, dove appare un uomo con una gamba di ferro, è seduto sul marciapiedi, forse perché stanco ed è probabilmente un viaggiatore, lo si deduce dai bagagli al suo fianco. Nella strada,quasi in controcampo, appaino due ragazze. I loro sguardi di sottecchi non esprimono indifferenza o il consueto cinismo, ma una sorta di turbamento e di pietas Il fotografo è stato felicemente esaustivo nel “fainomena”, vale a dire nella storia che si manifesta. La scrittura letteraria, invece, deve rispondere, attraverso l’immaginazione, anche a quello che non si vede, ad accadimenti nascosti e pregressi.
L’immaginazione suggerisce una storia drammatica: la gamba di ferro è dovuta a un terribile incidente automobilistico. C’era sua moglie, Ada e, alla guida, c’era Marco, il suo migliore amico. L’incidente fu mortale. Solo lui, il nostro viaggiatore, sopravvisse, perdendo la gamba sinistra.
Dopo quasi un anno, Corrado, in cantina, rovistando in un baule, tra varie scartoffie, trova un quadernetto, è un diario. Legge qualche pagina distrattamente ma, all’improvviso, comincia a sudare freddo: non ci sono dubbi, appare evidente che sua moglie e il suo vecchio amico erano amanti. Febbrilmente legge tutta la vicenda del turpe tradimento e gli fa troppo male sapere delle prestazioni sessuali di Marco, che sua moglie definisce: “uniche, straordinarie”.
Il trauma è enorme, ma non riesce ad allontanarsi da quella lettura e se ne sente attratto come ci si sente attratti, talvolta, da un abisso.
Legge e via via la sua anima viene inondata da un fiume nero di dolore.
“ Mio marito, è un brav’uomo e mi ama molto. Non posso non volergli bene, ma non ha il mistero del maschio, la ricchezza della fantasia, la febbre sessuale di Marco, il fascino della trasgressione. Tutti i suoi comportamenti sono improntati a un equilibrio piccolo borghese e sono sempre prevedibili. Disprezza ogni genere d’avventura e non capirebbe che una passione d’amore è al di sopra delle valutazioni morali, delle categorie trite e ritrite dei doveri matrimoniali e dell’ etica istituzionale precostituita. Io non mi sento in colpa e vivo la mia esperienza extraconiugale con un’incredibile gioia giovanile, che si riverbera anche nei rapporti coniugali che, altrimenti, sarebbero noiosissimi e difficili da sopportare.”
C’è un’antica canzone che recita la disperazione di un uomo tradito, che vuole andare ”lontano assai” in America, non per fare fortuna, ma per dimenticare, dimenticare tutto, tutto il suo mondo, perfino la madre.
Anche il nostro eroe, ormai ridotto all’elemosina, è in viaggio per dimenticare.
Caro lettore, ancora insieme, dovremo porci qualche interrogativo. E’ una storia comune, per così dire. Non ha niente di particolarmente originale. C’è il tradimento, c’è il dolore dell’anima e la grave menomazione fisica. C’è anche il bisogno di andare lontano per dimenticare, praticamente una novelletta umana all’ordine del giorno.
Non c’è stato l’abbandono, questo è un dato di fatto, anzi, la moglie attraverso l’adulterio ha trovato l’antitesi alla noia, tale da rendere accettabile perfino il rapporto con Corrado, che non ama, ma a cui dice, comunque, di voler bene. Perché Corrado soffre tanto, anche ora che i due fedifraghi hanno pagato con la morte il loro peccato? E insufficiente la morte per innescare un perdono? E’ insopportabile il ricordo?
L’orgoglio maschile, anche in un uomo semplice e mansueto, è presente prepotentemente, così da invadere la mente con un pensiero fisso, ossessivo? Che resta del suo amore? Quale sentimento alberga nel suo cuore? E’ stato in grado di riacquistare il suo vecchio umile equilibrio, la sua vecchia saggezza, che lo teneva lontano da ogni avventura? Girare il mondo, sperperare tutti i risparmi è servito a cambiarlo in un eroe, a farlo diventare un maschio carismatico, affascinante, uno che sarebbe apparso interessante anche alla moglie? E se fosse, attraverso il dolore, realmente cambiato a che servirebbe per riconquistare una donna morta?
Non so tu cosa pensi, lettore. Io credo che Corrado ha solo l’identità di chi porta nell’anima una ferita indelebile e trascina con sé un inequivocabile pro memoria: la gamba di ferro, quella gamba di ferro che si vede nella fotografia di Massimiliano, da dove siamo partiti per scrivere questa piccola storia di dolore.
Innocente (Un giallo fuori norma)
Non ho ucciso nessuno, ma lo sapevo che sarebbero arrivati. Troppe le coincidenze, troppi gli indizi che sono in contraddizione con la mia innocenza. Primo fra tutti, la lite dell’altro ieri, in presenza di altra gente che testimonierà contro, tra cui quel Catapane (quello che chiamano lo scartellato per via di una leggera flessione della spina dorsale), quel fessacchiotto che mi vuole vedere nei guai.
Augusto, buonanima, era capace di offendere anche per una sciocchezza: mi aveva chiamato ladro per una birra che m’ero preso dal frigo e quando gli ho ricordato che gli avevo prestato quaranta euro e che non erano ancora tornati all’ovile, mi ha chiamato “pidocchioso” e ha detto qualcosa sul fatto che mio fratello fa la trans sulla Togliatti a Roma.
Naturalmente ho reagito. Era strafatto e mi è stato facile buttarlo giù, ma non ho ammazzato nessuno porca vacca e quando ho saputo dell’assassinio mi sono venute le lacrime agli occhi e mi sono ricordato di quando la moglie lo aveva lasciato e se ne era andata col marocchino e lui, Augusto, piangeva come un bambino e diceva: “Aiutami, tu sei l’unico amico mio.”.
Non credo sarà facile cavarmela, Nel mio ambiente, tra i miei amici sono l’unico che ha fatto le scuole dopo la terza media e si è diplomato, in questo ambiente ho sentito dire più di una volta che il carcere è un’esperienza intensa e necessaria e che, o prima o poi, bisognerà fare per capire a fondo la vita, mentre la scuola serve a poco. Cioè, mi dovrei convincere, ma non mi sono ancora convinto. Poi mi hanno raccontato che quelli giovani e carini (io sono carino, almeno così dicono) in carcere li sodomizzano e questo mi fa molta paura. Certo se ci potesse andare al posto mio quella checca di mio fratello, per lui sarebbe una pacchia. Forse una pacchia no, ho esagerato, ma sicuramente il carcere sarebbe meno pesante potendo contare sul piacere sessuale.
Va be’ non ci voglio pensare troppo. Aspettiamo che mi chiamino ancora. Non mi posso allontanare dalla città, devo essere a disposizione. Sono gravemente indiziato, per adesso.
Io vorrei parlare con lo scartellato, quel baccalà e convincerlo della mia innocenza. Fargli capire che non avrei mai ucciso Augusto e poi in quel modo, con l’accetta. L’accetta è stata trovata nel mio giardino. Ma chi ce l’ha messa? Un’accetta che sembra nuova, appena uscita dal negozio, senza impronte e tracce di sangue.
Lo scartellato mi odia, perché ho lasciato la sorella dopo che era tutto pronto per il matrimonio e certamente sarà il testimone più pericoloso. Anche se… Che potrà dire? Di certo non dirà che sono stato provocato e invece dirà che ho approfittato del fatto che Augusto non si reggeva in piedi, perché ubriaco e l’ho malmenato. Questo dirà per vendicarsi del fatto che non siamo diventati cognati. Ma lui lo sa che mi aveva fatto la sorella? Lo sa quello che aveva detto? Lo sa che… io ho il mio onore ed è meglio che mi stia zitto sull’argomento. Caterina, così si chiama la sorella dello scartellato che doveva essere mia moglie, mi voleva bene, lo so, e mi rispettava, ma, all’improvviso… No, niente, non ve lo dico. Lasciamo stare.
Caro lettore eccomi a te. Quali interrogativi devo sottoporre alle tue riflessioni? Vediamo un po’.
Questo narratore è ovviamente innocente, ma sembra che debba pagare per un delitto che non ha commesso. Come si può salvare?
Perché non vuol dirci niente dell’offesa ricevuta da una fidanzata, che stava per sposare? Lui dice che il senso dell’onore non glielo permette, perché? E’ uno dei tanti fatti che resta nell’ombra e non si capisce.
Non si sa nemmeno se la lite con Augusto aveva compromesso la loro amicizia, o l’amicizia e l’affetto si sarebbero ricompattati il giorno dopo.
Lui dice che lo scartellato lo odia, in quanto lo ritiene colpevole di aver rotto il fidanzamento e venuto meno all’impegno matrimoniale con la sorella, ma è ovvio che questo non può essere un motivo plausibile per architettare diabolicamente delitto e prove di colpevolezza e costruire un’accusa di quella portata.
Il narratore lo chiama: “Fessacchiotto, Baccalà” epiteti che in Campania si danno a giovanottelli sempliciotti a quelli che vengono presi in giro, non certo a terribili criminali.
Dal racconto non emergono indizi significativi, tesi alternative, altri personaggi, altri orientamenti. Chi vuole la rovina del nostro amico?
Insomma in questo giallo le cose non sono chiare. Quello che mi intriga maggiormente è il fatto che l’ipotesi di una condanna non è peregrina, le probabilità sono alte e se sarà questo l’esito della vicenda, assisteremo a un fallimento degli organismi giudiziari, a una giustizia ingiusta. Non è la prima volta.
Caro lettore tutti noi siamo stati condizionati dalla lettura dei romanzi e dalla visione dei film gialli, dove le trame sono complicate ed è difficile districarsi, ma, alla fine, tutti i tasselli vanno al loro posto e tutto sembra inconfutabilmente chiaro. Più che condizionati, direi che siamo stati viziati, infatti non accettiamo romanzi e film gialli che lasciano anche alla fine tutto in sospeso. Nessuno è disposto a comprare prodotti del genere. Però, nella vita reale le cose potrebbero essere diverse, succede spesso che i fatti sono contrastanti, confusi. Le condotte umane ci appaiono strane, incomprensibili, la logica formale si appanna. E’ facile che prendano il sopravvento fattori emotivi, pregiudizi, simpatie, antipatie e via dicendo.
Questo racconto, purtroppo, ci induce a questo tipo di riflessione. Voi che ne dite?
Attilio del Giudice
(dal ciclo di racconti – Il coinvolgimento del lettore / 5 -6)
Sempre più attraente questo modo di raccontare o meglio di abbozzare una trama senza portarla in fondo ma poi, in coda, affidando a un ragionamento senza veli e senza più travestimenti lo scioglimento dei nodi di fondo della storia ogni volta raccontata: storie che sono infinite varianti di relazioni tra persone in cui spesso il sesso o il sentimento giocano ruoli come altrettanti moventi. Potresti Attilio farne un format televisivo: cioè c’è qualcosa qui delle sceneggiature seriali – quelle buone, di qualità.
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Le voci di dentro
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I due racconti hanno in comune i segreti nascosti all’interno della relazione di coppia.Nel primo,”Pro memoria” , scaturito dalla fervida immaginazione di Attilio, attraverso l’ingegnosa trovata della fotografia, il segreto viene svelato dal ritrovamento del diario della moglie damparte del soggetto con la gamba di ferro in viaggio, divenuto protagonista del racconto. Il segreto parla di tradimento della moglie con il suo più caro amico, morti nell’incidente che ha lasciato lui invalido. Doppio tradimento, di amore e di amicizia, che lo ha così sconvolto da indurlo a mettersi in viaggio.Per dimenticare, dice l’autore, che credo sappia che le ferite del cuore non si rimarginano vagando per il mondo, ma si portan0 con sé in ogni luogo si vada. Forse il protagonista, non potendo sfogare il suo risentimento, la sua immensa delusione, la sua grande frustrazione con le persone interessate, che non ci sono più, ‘ ha preferito allontanarsi dal luogo dei ricordi per non impazzire, per non sentirsi quella nullità che veniva considerato dalla moglie. Forse, camminando con quella gamba di ferro, che è il suo pro memoria, vuole dimostrare a se stesso di essere in grado di superare da solo quel dolore così intimo da non poterlo raccontare a nessuno.
Nel secondo racconto, Innocente, l’autore lascia all’immaginazione del lettore il segreto che ha portato il protagonista narratore a lasciare la fidanzata alle soglie del matrimonio, evento che può avere generato l’odio del fratello dell’ex fidanzata verso di lui. Un odio presunto, o forse reale, atto a giustificare l’accusa di essersi macchiato di omicido,che il cognato mancato gli ha mosso.Non si dà pace il narratore, perché sa di essere innocente, ma sa anche che nella realtà la verità giuridica non sempre corrisponde alla verità reale,perché le apparenze, come la lite avvenuta con Augusto,prima di essere ucciso, possono ingannare; così come possono ingannare i pregiudizi, i cattivi sentimenti, le convinzioni personali, che rendono complesso e difficile districarsi tra quel che si vede in superficie e quel che invece nel profondo una persona è per poterla giudicare.
Entrambi i racconti ci rendono consapevoli della complessità della psiche umana , della varietà delle risposte che gni persona può dare allo stesso evento, come può essere lo svelamento di un segreto, che può portare ad ognuno conseguenze diverse.
Infine devo dire che lo scrittore, Attilio del Giudice, è riuscito a coinvolgere il lettore e a farlo riflettere su una consuetudine che si è radicata in questi tempi moderni, in cui si sprecano giudizi in tv, nei giornali, nel web, come fossero sentenze, solo apprendendo una notizia o venendo a conoscenza di un evento, senza che ci si renda conto che, per giudicare, devi scalare una montagna di sale.
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Non c’è che dire, questi “racconti spezzati ” di Attilio del Giudice sono delle vere, graffianti provocazioni da cui tuttavia si resta sempre più attratti. Delle vere sfide sempre più impegnative che Attilio ci lancia e che raccogliamo consapevoli di ciò che ci costeranno.
Già, perché mentre a leggere qualsiasi cosa c’è, da parte del lettore, un fenomeno d’acquisizione esogena, apprendimento di qualcosa di nuovo, questi racconti in embrione sono così scarni che devi necessariamente riempirteli da solo attingendo alle tue conoscenze, alle tue esperienze. E qui Attilio diventa spietato: non gli basta che cerchi dentro di te le risposte alle sue sfide ma i temi che tratta sono tali che talvolta sei costretto a frugare nei recessi più nascosti, segreti del tuo animo alla ricerca di c qualcosa che volutamente avevi seppellito più a fondo.
Sembra un gioco perverso ed invece è solo lo straordinario risultato della fusione in Attilio fra lo spessore dell’uomo con la sua profonda conoscenza dell’umanità ed il raffinato mestiere dello scrittore.
Insomma, di questi racconti spezzati se li conosci non riesci più a liberartene forse anche perché, con quello scavare in se stessi che impongono, soddisfano nostre latenti ( inconfessabili?) esigenze di catarsi ….
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