
Charles Simic si definiva un “poeta americano” ma i sui versi fanno di lui un grande cittadino del mondo. Anche se era nato a Belgrado, viveva negli Stati Uniti e scriveva in inglese.
Se n’è andato all’età di 84 anni il 9 gennaio di quest’anno. Ma i grandi poeti come lui non se ne vanno mai.
La sua poesia è fatta di cose quotidiane, il suo occhio interiore ha saputo sempre essere fedele alla realtà, di cui è stato sempre un cacciatore e cercatore di immagini.
Entrare nell’ universo poetico di Charles Simic è come perdersi in un labirinto in cui le strade della conoscenza non si esauriscono mai e rimandano sempre a mondi infiniti tutti da abitare.
«In una buona poesia, il poeta che l’ha scritta scompare, in modo che possa nascere il poeta – lettore» così scrive Simic rivendicando il ruolo di una poesia che sia sempre difesa del singolo da tutte le generalizzazioni che pretendono di rinchiudere la realtà in un unico sistema generalizzato.
Il pensiero diventa immagine. L’immagine diventa pensiero. Questa è la poesia Charles Simic, poeta in disarmonia con la propria epoca e che soprattutto scrive poesie per dare filo da torcere ai pensatori. Poesie reticenti che sono un pezzetto dell’indicibile intero di questo nostro stare nella storia, qui e ora.
In Italia abbiamo la fortuna di poterlo leggere e anche bene. È stato tradotto magnificamente e sono reperibili alcuni suoi libri. Club Midnight, Il cacciatore di immagini, Hotel insonnia, Il mostro ama il suo labirinto, La vita delle immagini, tutti pubblicati da Adelphi.
Avvicinati e ascolta, pubblicato dalle Edizioni Tlön, è uscito nel 2021.
Sotto la lente d’ingrandimento della sua poesia, sempre fisica e carnale, il poeta si affaccia sulla vita indagando nei gesti il disincanto.
Sempre ironico e tagliente, Simic scrive versi che spesso sembrano invettive. La sua parola è un chiodo che sa perforare il muro della terra. Un poeta autentico e vero che non cerca mai con la parola nessun compromesso, ma a lei chiede di aiutarlo a smascherare il torbido che si nasconde nella realtà.
Simic scrive che il vero poeta è specializzato in una sorta di metafisica della cucina e della camera da letto. Lui si definisce ironicamente un mistico della padella e delle piedino rosa della mia amata. Lui è convinto che come ogni altra arte la poesia si basa sulle sfumature.
La sfumatura che Simic ama di più è il paradosso. È proprio la qualità paradossale con la sua impertinenza a dare un sapore forte e irripetibile alla sua poesia.
Il paradosso nella poesia di Simic è la spezia segreta, la caratteristica che lo rende irriverente, ironico e spietato nei confronti della condizione umana.
Charles Simic è il contrario di un poeta didascalico, moralista e accomodante.
Simic è un poeta che non appartiene a nessuna tribù, un uomo libero che non rinuncia all’invettiva che in alcuni momenti della vita è sacrosanta. Dovremmo sempre usarla quando sentiamo l’assoluta necessità, motivata da un profondo senso della giustizia, di denunciare pubblicamente, irridere, vituperare, inveire, recriminare con le parole più forti possibili.
Charles Simic è un poeta con gli occhi aperti, antiutopico e antipoetico, un sovversivo della lingua che ci propone fuori da ogni schema un poesia che sia come vedere, un poeta vero che non ignora i mali e le ingiustizie che fanno parte del suo tempo.
Un grande poeta che ha rinunciato a vivere nel mondo dei sogni.
Nicola Vacca