La paura nell’Occidente che muore nel cuore delle persone

Ferdinando Camon nei suoi romanzi ha raccontato la disfatta della contemporaneità, passando per la crisi della sua civiltà contadina.

Al centro della sua scrittura c’è sempre la decadenza dell’uomo, che nel bene e nel male è la malattia del mondo.

Camon si definisce narratore della crisi e nei suoi libri l’ attenzione è rivolta al disastro della Storia, di cui noi tutti facciamo parte.

Lo scrittore veneto si è dedicato alla poesia con Liberare l’animale (1973) e Dal Silenzio delle campagne (1998)

Dopo ventiquattro anni Camon torna ai versi con Son tornate le volpi (Apogeo editore). Libro che ha un sottotitolo forte: Come muore la nostra civiltà.

In queste poesie torna l’uomo, il poeta e lo scrittore della crisi che affonda la penna nel declino del mondo e nel suo inferno, abitato da noi uomini che ne subiamo le conseguenze.

«Ma questo –  scrive Emilio Manco nella prefazione –  non è un libro sulla sconfitta o sull’inconsolabilità: è un libro sulla paura. Un Occidente muto fa paura. Viviamo in una storia che fa paura».

Camon in questo libro le affronta tutte le paure di cui siamo vittima in questo nostro tempo di cui noi siamo lo sgomento e l’orrore.

Ancora una vota lo scrittore mette sotto accusa la malattia chiamata uomo e con versi diretti e spiazzanti ci dice come muore la nostra civiltà.

Indifferenza, odio, egoismo, scarsa propensione all’umano, paura dell’altro, violenza, paura del diverso.

Nelle sue poesie Camon denuncia tutte le variazioni della paura che ci fanno dimenticare di essere uomini e ci trasformano in bestie sanguinarie, capaci di distruggere noi stessi e gli altri.

Lo scrittore nelle sue poesie descrive, ma soprattutto denuncia, l’Occidente che muore nel cuore delle persone.

Camon dedica la sua poesia alle catastrofi quotidiane, quelle che apprendiamo dal telegiornale. In Son tornate le volpi ci sono tutte: immigrazione, droga, delitti, il mondo escluso e marginale degli ultimi.

Camon con una pietas disarmante scrive intingendo la penna nel sangue di questa terra che soffre per colpa nostra che anteponiamo sempre la paura all’amore.

La nostra civiltà muore perché siamo incapaci di amare, perché abbiamo paura di amare.

Pasolini ha definito Ferdinando Camon un diabolico poeta francescano. Con Son tornate le volpi il poeta ci porta nel girone più estremo dell’infreno della terra, dove al naufragio non è concessa nessuna salvezza perché siamo stati davvero bravi a condannare a morte la nostra civiltà.

Nicola Vacca

(Ferdinando Camon, Son tornate le volpi. Come muore la nostra civiltà, Apogeo Editore,  pagine 79,  € 12,00)

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