Il peso dell’assenza

“[…] Rifiorisco qui,/ in questa nuova primavera,/ inventata tra le fessure/ segrete degli alberi/ e le mie poesie.” (da “Primavera”)

È davvero una scrittura degna di nota, quella di Paolo Caianiello, autore campano, classe 1965, tra le voci poetiche più interessanti e coinvolgenti che io abbia scoperto nel corso di questi ultimi anni. La sua raccolta d’esordio, Immobili passaggi, già a una prima lettura si rivela un’opera dalla notevole potenza espressiva. 

Nostalgie, ricordi, rimpianti, addii s’intrecciano in versi di grande profondità, mentre passato e presente sfumano nel tempo sospeso dell’assenza. Perché, come ben sottolinea Anna Leone nella sua attenta prefazione al libro, è proprio l’assenza il tema cardine di questa pubblicazione: assenza che si fa voce, parole non dette, distese di silenzio dove la memoria è una ferita sempre aperta.

“[…] S’incendia/ questo frondoso autunno/ sotto i miei passi/ e oggi nulla mi appartiene/ se non la tua assenza. […]” (da “Madre”)

Che si tratti di un genitore, di un amore finito e mai dimenticato, di un conoscente o persino di uno sconosciuto, il senso della perdita affiora prepotentemente tra queste pagine intense, imprimendo nell’anima inquietudine e amarezza forse condannate a non avere mai fine.

“[…] Ci fosse un’altalena/ sul lastrico di questo silenzio/ mi affaccerei oltre l’abisso/ di questa prigione/ come fanno i capodogli/ quando devono respirare/ Ma qui, rinchiuso/ in quest’ergastolo di vuoto/ ti cerco ad occhi chiusi […]” (da “Altrove”)

Quello dell’assenza è un peso che toglie il respiro e incombe senza sconti sul vivere d’ogni giorno. Intanto, si va avanti in una sorta di immobilità che sa di precarietà in cui, come nella lirica che dà il titolo all’intera raccolta, “tutto va bene/ e tutto no”. La penna del poeta non manca di suscitare emozioni e coinvolge abilmente il lettore attraverso il ricorso a un dialogo incessante con un “tu” che annulla distanze e, in un certo qual modo, si finisce per riconoscere come proprio. Troppi gli interrogativi che assediano il cuore e ai quali non è dato trovare risposta. Intorno, soltanto “il nulla del mondo”, mentre la notte dilaga, folle e indifferente, recando con sé afonie di dolore, nonché manciate di speranza che dovrebbero essere invece chiamate illusioni.

“[…] Io lo so, verrai in un giorno/ che non ti aspetto, e scaccerai/ questo inutile vegliare di altri./ Mi solleverai dal buio eterno/ con un sorriso, regalandomi/ una zolla di prato dove poter/ vedere nuovamente cadere la neve. Io lo so, tu verrai a rimettermi/ le mani sul cuore.” (da “Verrai”)

Le quaranta poesie che compongono il libro, una più bella dell’altra, invitano ad abbandonarsi alla spontaneità delle parole, a farle proprie, a specchiarsi nel loro incanto per ritrovarvi brandelli di piccoli, quotidiani mondi, anche quando esse raccontano il male più atroce.

“[…] Sono il vento/ aggrappato alle onde,/ Il male metafisico/ che dovrai spiegare a Dio./ […] Nulla maestra mi è più intorno/ che mi parlavi di vigne/ e grappoli d’oro,/ dell’esistenza/ di una vita migliore./ Nulla più nulla/ se non le tue lacrime tra le dune/ quando mi hai visto partire/ con una pagella cucita sul cuore.” (da “Il male metafisico”)

            Pubblicato sul finire del 2020 dalla puntoacapo Editrice che ha sede in provincia di Alessandria, Immobili passaggi è un volumetto di grande spessore, uno di quei testi preziosi che donano letture inattese di cui mai ci si stanca e che, anzi, dispiace interrompere. Caianiello è un autore meritevole d’attenzione: una poesia, la sua, immediata, incisiva, scevra di inutili abbellimenti o appesantimenti vari; a tratti delusa e arrabbiata, spesso struggente. Una poesia che, come poche, graffia il cuore.

Laura Vargiu

(Paolo Caianiello, Immobili passaggi, puntoacapo Editrice, 2020, pagine 64, € 12,00)

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