Con lui se ne va uno dei pochi e onesti intellettuali degni di questo nome.
Di Fulvio Panzeri mi piaceva la rigorosa curiosità scientifica con la quale argomentava le sue scelte, sempre obiettivo e mai indulgente, grande lettore che dava conto alla sua coscienza e mai agli interessi di bottega.
Uno studioso competente, un critico letterario super partes, mai fazioso.
Attraverso il suo amore per la letteratura con il suo lavoro ha testimoniato fino ai giorni nostri l’importanza di quella stagione irripetibile per la nostra cultura, quella che va dalla metà degli anni Settanta alla fine degli anni Ottanta.
In questi anni con le sue curatele ha tenuto in vita le opere di Pier Vittorio Tondelli e Giovanni Testori.
Allo scrittore emiliano ha dedicato parte importante della sua vita di critico e di studioso.
Proprio in questi giorni è uscito da Bompiani Viaggiatore solitario. Panzeri in questo volume ha raccolto una serie di interviste disperse rilasciate dallo scrittore di Correggio nei primi anni Ottanta di notevole interesse per capire non solo la scrittura di Tondelli ma anche la letteratura di quella stagione irripetibile.
Viaggiatore solitario contiene anche alcuni preziosi interventi dello stesso Tondelli sul mestiere di scrittore.
Sempre attento a mettere in evidenza l’urgenza della scrittura e non il suo opportunismo, Panzeri è stato un intellettuale vero, onesto e ha anteposto nella sua attività di studioso sempre il suo genuino interesse per la letteratura a tutto.
« Chi si dovesse basare su un manuale della letteratura italiana del Novecento, soprattutto per quanto riguarda il secondo Novecento, per avere un panorama significativo degli scrittori che hanno effettivamente contato, si troverebbe di fronte ad uno scenario “falsato”, oltre che stereotipato e descritto, non secondo i termini dell’effettivo apporto dato dalle opere letterarie nella lettura della realtà italiana, ma compilato valutando solo quelle che sono state le “mode letterarie” imposte da un certo giornalismo radical-chic e da un’editoria pronta a far da cassa di risonanza ai molti “fuochi fatui” che hanno poi dimostrato tutta la loro illusorietà.
Scrittori che invece hanno vissuto da appartati, seguendo una propria linea morale, interrogando la propria storia e il tempo che hanno vissuto, considerati “fuori moda”, nonostante siano stati amati ed apprezzati dai lettori vengono sistematicamente ignorati o, per gentile concessione dei “compilatori”, semplicemente nominati e indicati come gli autori dell’opera più conosciuta. È ormai una prassi, che però non permette di delineare un percorso onesto e veritiero, le cui “vittime” dopo la morte sono sempre molte».
Queste sue parole, scritte in un articolo nel gennaio 2021, ci mostrano la grandezza irriverente di Fulvio Panzeri, un uomo libero e un intellettuale corsaro (come il suo adorato Pasolini), che nella sua vita di critico letterario non ha mai scelto il mercimonio e non è mai sceso a compromessi, proprio come gli scrittori veri che amava e di cui si è occupato fino alla fine dei suoi giorni.
Nicola Vacca