“Che mi dovrebbe dire?”
“Come, non ti ricordi?”
“No!”
“Che tristezza! Ma è mai possibile, Osvaldo? Proprio non ricordi? Mi hai baciato per la prima volta.”
“ Chissà come mi venne in mente.”
“ Sei un disgraziato! Ma come, siamo venuti qui per festeggiare le nozze d’oro. Non abbiamo avuto figli e nipoti , ci restano solo i ricordi. Siamo venuti per rivivere momenti felici e questo rimbambito arteriosclerotico non si ricorda un cavolo di niente. Che vergogna! Mi baciasti e mi facesti anche una proposta indecente.”
“ Tu eri d’accordo?”
“Ma come ti permetti? Io avevo ricevuto un’educazione di quelle che si davano alle ragazze di quel tempo, un’educazione che non contemplava il sesso, la volgarità, solo qualche bacetto che dovevo confessare ogni domenica a don Larco, che era il nostro parroco.”
“Che bella soddisfazione!”
“Voi maschi andavate in quelle case dove c’erano quelle donne e solo uno svergognato come te poteva fare quel genere di proposte a una ragazza per bene. Io ero molto delicata e romantica e tu dicevi senza peli sulla lingua che mi avevi sognata nuda, con le giarrettiere nere e aggiungevi che nei tuoi sogni io mi scatenavo e facevo cose… terribili. Da raccontare come in un film porno, sostenendo che si dovesse fare qualche prova nella realtà.”
“Non ti farò più proposte, sei contenta?“
“Che c’entra, siamo marito e moglie da mezzo secolo. Sei scemo?”
“ No, mi dispiace, ora è arrivato il momento di essere una persona a modo, rispettosa dei valori delle fanciulle , delle famiglie e della Chiesa. Non è mai troppo tardi.”
“Ma che cazzo dici?”
“Una signora per bene, non si esprime in questo modo. La parola “cazzo” dovrebbe essere bandita dal vocabolario di una signora per bene.”
“E che vuoi fare, so ben io da chi ho imparato la lezione.”
“In ogni caso, anche se sei diventata volgare, io resto sulle mie posizioni”
“Vale a dire?”
“Che non ti farò più proposte”.
“Ma chi vuoi fare scema? Tu Non vuoi farmi più proposte, perché mi sono fatta vecchia, vorrei vedere se avessi il di dietro di un tempo, vorrei proprio vedere… . Però anche tu non sei il giovanotto dalle belle speranze di una volta”.
“E quali sarebbero state le mie speranze?”
“Quelle di fare il farfallone con me e con le mie amiche. L’uomo che non doveva chiedere mai, che le teneva tutte ai suoi piedi. Il fascinoso, il Casanova. Invece, sai che ti dico, il mito che più ti si confà non è Casanova, ma è Ganimede”
“E chi è ‘sto Ganimede?”
“Non lo sai? Certo la cultura classica non è stata mai il tuo forte. Ganimede era uno a cui non dispiacevano per niente i ragazzi.”
“Che vuoi dire? A te risulta che io sia andato con maschietti?”
“Non mi risulta direttamente, ma c’è gente che ti conosce e lo ha detto.”
“Ma non dire scemenze, tu lo sai benissimo che la mia virilità è fuori dubbio e lo potresti chiedere a una larga schiera di donne che hai frequentato, tutte quelle tue amiche, che facevano le smorfiose e che alla prima occasione aprivano le gambe”.
“Forse tu agivi su due fronti: femminucce e maschietti”.
“Senti, se ti vuoi vendicare, perché non ti faccio più proposte, spara pure queste palle di cannone. Non mi colpiscono, sono bolle di sapone e mi fanno solo ridere. Alla tua età non ti puoi permettere di fare la spiritosa con me. In ogni caso stai attenta, che ti faccio passare la voglia di respirare. Hai capito, vecchia ciabatta?”
“Quindi, dopo le volgarissime offese, ti senti pronto per esercitare anche la violenza fisica?”
Caro lettore, ci siamo. Non me la sento di andare avanti in questa deriva. Questi due, senza figli, senza nipoti, soli al mondo, negli ultimi anni di vita non trovano il modo di allearsi per affrontare tutti i mali della vecchiaia, ma con compiaciuta meschinità e disprezzo, anzi, in certi momenti, con feroce cattiveria, si insultano e si fanno reciprocamente un gran male. Questo mi rattrista enormemente e non trovo giustificazioni.
Lui, il marito, ha cominciato per primo esibendo un cinismo esasperato con un sarcasmo oggettivamente intollerabile. Ma anche lei non è stata da meno, colpendolo nel punto più vulnerabile, cioè a dire: il grado e la natura della sua virilità.
Il primo interrogativo che mi pongo e che presento alla tua analisi è questo: la condotta di questa coppia è un’eccezione o è frequente nell’esperienza umana della vecchiaia?
Inoltre: che rapporto può esserci tra queste cadute psicologiche individuali e la cultura cinica e violenta che investe vari strati della società?
Infine, caro lettore, è plausibile che questi mali vadano arginati molto tempo prima della decadenza fisica, attraverso l’educazione, proprio negli anni giovanili della scuola?
Io non credo che questi interrogativi morali siano germinati da un generico buonismo, io invece credo che ci siano in gioco i vari livelli ideologici degli uomini sulla mascolinità e delle donne sulla femminilità e ovviamente le loro possibili osmosi. Insomma credo che siano richiesti da una assoluta, fondamentale domanda di civiltà.
Attilio del Giudice
(dal ciclo di racconti inediti Il coinvolgimento del lettore /3)
Caro scrittore, ma perché ti aspetti necessariamente una risposta? Il lettore, per definizione, le domande e le risposte le ha delegate allo scrittore nel momento in cui sfoglia la prima pagina, e sennò gli scrittori che ce stanno a’ ffa’?
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Senpre più intrigante e sottile il “ gioco” dell’interattività dialettica col lettore creato da Attillio Del Giudice con cui interrompe a sorpresa il suo raccontare. Così, con domande solo apparentemente casuali, apre porte su oscuri meandri dell’animo per lo più sconosciuti o almeno sottaciuti per gli stessi chiamati a rispondere. E questi accetteranno la sfida sfruttando l’occasione per catarsi liberatorie o preferiranno ancora trincerarsi col silenzio?
Questa volta si tratta della relazione di coppia vissuta nell’età matura ( con figli o non poco importa) che in generale, rispondendo a triti cliché appare idilliaca, perfino tenera.
Cosa c’è in realtà dietro una convivenza pluridecennale? Possibili così tante integrazioni perfette di differenti personalità, caratteri, sensibilità, interessi? O forse si tratta anche di rapporti funzionali di reciproca convenienza?
Bravo Attilio che coi suoi pungoli cerca di scostare la grossa patina d’ipocrisia/ opportunismo tipica della moderna società e non risparmia il rapporto di coppia.
Insomma ecco come dare un prezioso valore aggiunto ad un raccontare già a avvncebte.
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Il racconto di un episodio di vita di coppia, nell’età della vecchiaia, diventa per lo scrittore l’occasione per porsi e porre degli interrogativi al lettore sul tipo di relazione che emerge dal dialogo, e soprattutto sulle motivazioni che portano i due soggetti alla violenza verbale, con la quale si feriscono a vicenda. Forse per noi lettori quelle frasi offensive che si rivolgono entrambi l’un l’altro sono di natura violenta, mentre potrebbe essere la loro consuetudine quotidiana di una vita intera, attraversata con l’incoscienza di ciascuno di loro dei propri veri sentimenti e delle proprie emozioni. Allo scrittore, Attilio del Giudice, va riconosciuto il merito di spingere il lettore a guardarsi dentro, ma soprattutto a vedere fuori, nel mondo delle relazioni umane, quanto può essere difficile e facile allo stesso tempo comprendere l’umanità, nelle sue esternazioni, anche se ci appaiono assurde, perché lontane dal nostro modo di essere.
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Grazie e complimenti per questo nuovo racconto che ci permette di passare del tempo a riflettere su un tema un po’ particolare. Io quando mi sono sposato, sognavo di arrivare in vecchiaia camminando con mia moglie mano nella mano. La mia visione delle nozze d’oro è stata sempre di tenerezza. Nel caso raccontato mi domando, ma se dopo 50 anni stanno ancora insieme e organizzano le nozze d’oro, forse le offese le cattiverie sono il loro modo di volersi bene. Certo l’educazione ricevuta da giovani incide molto sui comportamenti. A me hanno insegnato ad essere gentile con tutti, a maggior ragione con le persone a cui vuoi bene
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Il lettore comprende che il vero respiro di questi battibecchi è un respiro più ampio, che ci investe tutti e giustamente ci richiama ad avere pensieri e riguardo verso chi abbiamo amato: purtroppo non si riesce sempre a non scadere in un modo di interagire che, seppure in punta di fioretto, nella sostanza è violento o forse solo rabbioso, guastato dal rammarico. Tutti livelli di comprensione della nostra grana umana che tu come autore cogli molto bene e soprattutto illustri molto bene nella costruzione di questi racconti perlopiù costituiti da dialoghi.
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