Martin Amis: uno scrittore contro

Martin Amis è la mia droga. Leggo un libro e poi un altro. Leggo un libro e lo ripongo nella mia nuova libreria, bella grande e fornita. Accumulo libri di Amis. Non riuscirei mai a prestare un suo libro. Se la mia compagna prende dalla libreria un libro di Amis e lo tiene troppo tempo sul comodino sto male.

I libri di Amis devono essere tutti lì. Pronti all’uso, siamo in tempo di pandemia, e chissà cos’altro può succedere. Ogni libro di Amis deve sempre essere pronto, a mia disposizione. E soprattutto deve stare vicino agli altri, sono come bambini irrequieti, loro la sanno lunga e devono sempre stare vicini.

Ogni volta che leggo un libro di Amis, dopo poche righe vengo sempre risucchiato in un mondo morbido e febbrile, un mondo che certamente vive ben oltre quelle pagine e oltre le mille voci orchestrate da un compositore giocherellone e infantilmente malvagio. Lui gioca con un vocabolario sterminato, beffando continuamente le aspettative del lettore, con il pregio rarissimo di non essere mai distaccato e intellettualistico.

Ogni virtuosismo di Amis (perché è un virtuoso, è questo quello che è) è buttato lì, circondato da trame avvincenti, da allusioni, anticipazioni, riflessioni e tanta poesia, vera e propria poesia, quella che ha al suo servizio tutti gli stili, tutti i registri, tutte le persone, le persone che brulicano in giro, ingolfano le strade, rompono piatti, ti spogliano con lo sguardo. Il virtuosismo non è importante, non è sottolineato, Amis non scrive per mostrarsi virtuoso. Ironia e autoironia trasudano da ogni parola di Amis, black humor, chiamatelo come volete, è molto inglese, può darsi. Amis è molto vicino a te, anche se è un forbito letterato. Perché Amis parla degli uomini, non di se stesso, anche quando fa autobiografia. Martin Amis è come un coccodrillo feroce che si siede nel tuo salotto e con assoluta tranquillità ti racconta favole antiche, ti racconta le imprese di personaggi improbabili in cui tu non riesci a fare a meno di immedesimarti. E sai come fa? Parla esattamente di te, di quello che tu credi di poter non essere mai. Turandoti il naso leggi di uno stupido e volgare erotomane mezzo criminale? Bene: tu ridi e pensi “Che idiota, pazzesco: ma succederanno davvero queste cose? Non c’è niente di più improbabile al mondo, né di più lontano dal mio modo di vivere, agire, pensare”, poi a metà del libro ti arrendi: quello stupido sei tu.

Nel mondo di Amis non si salva nessuno e di solito il protagonista a cui ti affezioni è veramente un personaggio disdicevole. L’unico momento di pacificazione di solito riguarda il rapporto con i bambini, sono presenti in quasi tutti i libri e hanno una sorta di aura benevola attorno, loro possono fare sempre quello che vogliono, senza doversi giustificare, condannare, entrare nel conflitto che si genera ogni volta che gli adulti tentano di comunicare. Perché tutti i personaggi di Amis sono in primo luogo vittime della comunicazione e, in fin dei conti, sono vittime del linguaggio stesso. Lo è Mary/Amy di Altra gente, che non ricorda più nulla, nemmeno che cosa sono le nuvole e cerca disperatamente qualcuno che sappia qualcosa del suo passato; lo è il gaglioffo Lionel Asbo che nel romanzo omonimo diventa un eroe dell’Inghilterra contemporanea grazie all’uso smodato e idiota che fa del denaro che gli è piovuto addosso; lo è lo scrittore/narratore/personaggio di London Fields, lo è il malefico e fallito protagonista de L’informazione.

Questi due sono scrittori, vivono con le parole, e le parole possono distruggerli. L’amore, l’amicizia, la rispettabilità? Niente dura quando le parole vogliono farlo fuori. I temi ricorrenti dei romanzi di Amis (ha scritto anche vari saggi, con lo stesso stile accattivante) sono i comportamenti estremi di ogni tipo, l’assurda disponibilità di denaro, sentimenti meschini, decisioni stupide, e la satira feroce del mondo letterario ma in generale di qualsiasi comportamento sociale. Certo, parlo bene di Amis, che banalità: non sto dicendo niente di nuovo.

Amis è del 1949, è uno scrittore famoso e molti lo conosceranno. Ma ora tocca a me consigliare i suoi libri, perché ci sarà sempre qualche fortunato che non lo conosce ancora e potrà godere della sua arte, potrà farsi investire dal razzo spaziale della sua incontenibile Lust zu fabulieren: mai espressione così sbadatamente decontestualizzata potrebbe essere più appropriata. Perché divertirsi leggendo Amis è inevitabile e di certo lui ridacchia mentre scrive, anche quando sta parlando di nazismo, è lì che ridacchia per noi, e, se abbiamo bisogno, lui c’è. Veniamo al sodo, ecco i miei consigli: il suo capolavoro è L’informazione (invidia di uno scrittore per un altro che ha successo e che è un amico di vecchia data), arriva a metà anni Novanta, dopo vari libri di successo tra cui, appunto, Successo, Futuro Anteriore, e Il Dossier Rachel (scritti in modo molto brillante, spesso squisitamente comico, e focalizzati sul sesso); i suoi libri celebri sono Money (un regista di B movie ha una incredibile quantità di soldi da spendere per un film ma poi fa tutt’altro); London fields (tre uomini completamente diversi sono tutti impazziti per una donna misteriosa e a dir poco inaffidabile): da questo romanzo hanno tratto anche un film in cui compare per un secondo anche lo stesso Amis in qualità di “manager di giocatori di freccette”. Tra i più divertenti il già citato Lionel Asbo, (un galeotto che vince alla lotteria una cifra spropositata di sterline), e aggiungo Cane giallo (un giornalista cambia personalità dopo essere stato picchiato in un bar). Un’altra costante è la metaletteratura in chiave postmoderna: succede per esempio che un personaggio incontri in un pub niente meno che lo scrittore Martin Amis, che ironizza sulla sorte che l’ha voluto figlio di un celebre scrittore e di essere diventato tale a sua volta.

Perché è così. Martin Amis è figlio d’arte. Suo padre Kingsley Amis fu un celebre scrittore e intellettuale. Martin parla diffusamente di lui nel libro su Stalin, riflettendo sulla moda dell’intellighenzia inglese di professarsi (momentaneamente) comunista. Ecco fatto. Questo articoletto l’ho scritto col cuore, anzi con tutto il corpo contagiabile e forse contagioso, perché i libri di Amis sono la mia droga. Questo articoletto non è affatto esauriente, perché un mondo non si esaurisce, e gli artisti devono costruire mondi. Alcuni artisti lo fanno con le parole, plasmando vita con la pura tecnica letteraria, che è fatta di pregevoli trucchetti da imparare a scuola e soprattutto dalla capacità di metabolizzare l’enorme quantità di parole che moltissima altra gente prima di noi ha scritto e tramandato. Alcuni scrittori costruiscono mondi. Molti lo fanno. Pochi lo fanno davvero bene. Uno solo lo fa come Martin Amis. Leggetelo, a tutti i costi.

Giovanni Peli

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