Giovanni Peli nella forza della parola

gp

Per onorare la vita bisogna a volte morderla e Giovanni Peli sa come farlo. In questa sua raccolta di poesie e di prose mette insieme un delicato coro di voci critiche, che ha il sapore di un lascito ai posteri. Sono versi dedicati a un uomo-donna di sedici millimetri, embrione che è ancora solo battito. Non può sapere cosa sia il mondo, cosa c’è qui, tra noi vivi adoratori della morte, imbruttiti dalla violenza e dal fragore della calunnia.

No! Non può capire cosa sia la stanchezza, perché niente è più capace di rianimarci; non ha ancora assaporato la sconfitta, non è ancora sceso nel campo di battaglia. Lui è solo un battito di speranza che onora la vita… quella a cui gli uomini non sanno più aggrapparsi.

nascere non è una colpa/denudarsi non è una colpa/ferire è la sola colpa/non avere rispetto/la guerra non è una colpa/l’oblio non è una colpa/sopravvivere non è una colpa/ ferire è la sola colpa/non avere rispetto.

Così scrive il poeta bresciano che accusa gli uomini di essere incapaci di ascoltarsi… denudarsi non è una colpa, perché nudi veniamo al mondo; la guerra non è una colpa, perché è frutto della nostra volontà di non riconoscerci vivi. Come Canetti, Peli scrive contro la morte e contro questa società happy e hippie che ha innalzato l’oblio a unica certezza.

E allora a cosa serve scrivere, poetare, riflettere o contemplare, se nessuno è capace di accogliere la vita?

Ogni gesto è morte/come il potere dell’assassino

 Sta qui tutta la contraddittorietà della società contemporanea, che da una parte esalta il benessere psico-fisico, mentre dall’altra ha comportamenti estremi attraverso cui il trionfo dell’autodistruzione si manifesta.

Ogni nuova vita che giunge sulla Terra è quindi un dono… quando anche il mio odio cadrà come una lacrima saprò scegliere per noi la purezza e per voi l’oblio.

Onore ai vivi è il canto di un poeta, di un uomo, che lascia in eredità l’unica cosa che è eterna: la forza della parola. Non esiste altro e Giovanni Peli lo sa, perché non è la critica letteraria che dà all’arte la possibilità d’esistere, ma il suo esserci in maniera permanente.

Quello che scrivo esiste da prima… i miei antenati vivono con me/le loro preghiere e i loro convegni amorosi/in ogni istante i morti vivono/non conoscono vittoria né resa…

Questi sono solo alcuni versi di un preziosa raccolta che ci insegna a difendere la vita.

Martino Ciano

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